Un lettore ci scrive

Daniele Siddi dalla Sardegna ci racconta gli sviluppi dell'articolo sul film "Uomini di Dio". 
Uomini di Dio

“Una storia d’amore di uomini che restano accanto ai loro fratelli musulmani, nonostante il terrorismo […]Non vogliono fare i martiri, scelgono l’amore assoluto di chi dà la vita”: così scriveva Mario Dal Bello su Città Nuova online nella sua recensione alla pellicola “Uomini di Dio” che racconta la storia di sette monaci uccisi da ignoti in Algeria nel 1996. Tanto è bastato perché informassi immediatamente i diversi amici di cui possiedo l’indirizzo mail girando loro la critica apparsa sul portale unitamente alle indicazioni relative all’unica sala in cui il film era in programmazione. La sera stessa ho visto “Uomini di Dio” uscendone edificato per la storia di fratellanza che veniva raccontata. Immediati anche i ringraziamenti ricevuti dalle persone che sono andate al cinema dopo aver ricevuto la mia mail, altrettante occasioni per parlare di fraternità.

 

L’indomani, confrontandomi con la collega di religione, ho esposto in sala professori l’articolo stampato da Città Nuova online sollecitando la prenotazione per la visione del film: in breve tempo siamo riusciti ad accompagnare al cinema una dozzina di classi del triennio. Il giorno precedente la proiezione ho trovato un altro contributo sul portale di Città Nuova nel quale Michele Zanzucchi pubblicava una sua intervista del 2005 a mons. Henri Teissier, vescovo di Algeri, unitamente alla preghiera-testamento di Frère Christian, superiore della comunità di monaci uccisi. Grazie a questa documentazione ho contestualizzato il film prima della proiezione e, subito dopo, ho richiamato lo scritto di Frère Christian invitando i giovani a superare la diffidenza e a mettere in atto comportamenti e gesti di fraternità anche nei confronti dei tanti musulmani che vivono nelle nostre città. Il silenzio della sala era assoluto, segno che quelle parole avevano toccato i cuori. Al termine una collega presente, molto riservata e della quale fino ad allora non sapevo nulla, mi si è avvicinata confidandomi di condividere gli stessi valori e domandandomi il testo citato di Frère Christian.

 

Il giorno dopo glielo porgo insieme ad una copia di Città Nuova rivista (scelgo quella dal titolo di copertina “Compagni, non stranieri”) e in quel momento mi rivela di essere sposata con un palestinese; poi aggiunge di aver conosciuto ed apprezzato il Movimento dei Focolari in gioventù, molti anni prima. La saluto condividendo con lei la gioia per una conoscenza ora più profonda. Trovo la conferma, una volta ancora, che Città Nuova non è solo una rivista ma un formidabile strumento di fraternità.

 

Daniele Siddi – Sardegna

 

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