Un carisma specifico per un’epoca

L’apporto di san Benedetto in una società che si va disgregando.
Un monastero benedettino

Nel periodo fino all’anno Mille, più volte i papi sollecitano l’abolizione della schiavitù; vengono così emanate le prime leggi perché gli schiavi siano liberati. Nel Medioevo non si tratta più di schiavitù vera e propria, troviamo un altro tipo di servitù, detta della gleba: sono persone legate al luogo e al padrone, però non più vendute né comprate. È già un passo avanti, dovuto all’influsso del cristianesimo. Solo nel 1815, col Congresso di Vienna, verrà decisa l’abolizione della schiavitù negli Stati europei: e questo dietro la spinta della Rivoluzione francese, ispirata a sua volta da princìpi cristiani. Mentre nel Brasile essa verrà abolita nel 1888 per fare un atto di omaggio al papa.

 

È con san Benedetto che si costata per la prima volta l’incidenza di un carisma specifico sulla società del tempo. Siccome non è facile vivere da cristiani nelle città a motivo anche del persistente paganesimo e delle invasioni barbariche, san Benedetto fonda, all’insegna dell’ora et labora, monasteri che sono vere cittadelle cristiane, dove i monaci, ma anche i contadini, vivono sotto il governo spirituale e materiale dell’abate. È una formula escogitata senz’altro dallo Spirito Santo, quanto mai adatta a un tempo nel quale la struttura sociale si va disgregando, dando origine a un altro tipo di società fatta di villaggi dominati da un signorotto che difende i suoi sottoposti dalle aggressioni esterne, esigendo però in cambio servigi da loro.

 

Trasformando l’agricoltura, prosciugando paludi, diffondendo – fra l’altro – la viticoltura in tutto il continente europeo, i benedettini creano un tipo di società vivibile, almeno per quel tempo: anche se una delle conseguenze negative di questa espansione economica è l’eccessiva ricchezza accumulata da certe abbazie.

Un altro merito va ascritto ai seguaci di san Benedetto: quello di aver salvato il patrimonio culturale greco e latino, trascrivendo innumerevoli opere anche della cultura non cristiana, da loro tramandate di monastero in monastero.

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