Un anno di mostre

Una panoramica della straordinaria possibilità di immergersi nella Bellezza nel nostro Belpaese. Gli italiani se ne stanno accorgendo. Alcune proposte per il 2016
musei ansa

Gli Italiani vanno di meno all’estero, comprano meno automobili e vestiti, vanno al cinema solo per i blockbuster – vedi il successo di Star Wars (un miliardo di dollari) – o alcune commedie paranatalizie – come l’ultima di Pieraccioni -, ai festival di cinema – un po’ in ribasso come Venezia – non ci pensano molto, ma le mostre invece resistono. In genere alle cose belle (oltre al cibo, nostra grande passione) infatti noi ci siamo affezionati: basti osservare nelle città le code per ogni rassegna di grande richiamo, specie se gratuito.

L’offerta è molteplice, si nota una crescita, non solo nelle città-museo, come Venezia Firenze Roma Pompei, ma anche nelle località di provincia. Anzi, oggi non c’è città di qualche rilievo che non abbia ospitato una mostra, e che mostra. Esempi? Nel solo Veneto: a Treviso – dove si è ristrutturato dopo un lavoro di anni il Museo Bailo – Escher e il giovane Greco; a Conegliano Veneto i Carpaccio e sono in arrivo a febbraio i Vivarini; a Padova, da Fattori (fino a marzo 2016) si passa al giovane Casorati; a Verona Seurat, van Gogh e Mondrian oltre a Tamara de Lempicka, ed a Vicenza – cittadina fervida di iniziative – la rassegna sul conflitto 1915 – 18.

E mentre Mantova riapre la Camera degli sposi del Mantegna dopo il restauro post-terremoto, Bologna affronta i Bruegel, Bergamo ha avuto il coraggio di proporre per la prima volta la rassegna su di un grande dimenticato, cioè il cinquecentista Palma il vecchio, in concorrenza a Venezia che sta facendo altrettanto con lo Schiavone. Se poi Brescia propone Brixia romana, un ritorno alle origini (per consolidare l’identità culturale di fronte al forte fenomeno migratorio che l’interessa?) e Malevic, Fabriano nelle Marche ha dedicato una visitatissima mostra “Da Giotto a Pisanello”, facendo conoscere una stagione ignota della nostra arte trecentesca, Rovereto ha proposto  le opere di un grande architetto contemporaneo Alvaro Siza (fino all’8 febbraio) e Città di Castello il confronto Burri-Piero della Francesca…

E l’elenco potrebbe continuare.

Quali le mostre “stellari” dell’anno? Difficile stabilire una graduatoria, ma ci proviamo.

Certo Milano con l’Expo ha presentato e presenta ancora Giotto a Palazzo Reale (insieme ai capolavori dal Museo di Budapest): rassegna indimenticabile di poche scelte opere mobili – fra cui il Polittico di san Pietro, mai uscito finora dal Vaticano – del creatore della lingua pittorica italiana, forse la rassegna vertice dell’anno per qualità di lavori esposti e numero di visitatori. Ma non ha dimenticato né il Bacio del romantico Hayez e nemmeno l’esotico Gauguin (entrambi fino a febbraio 2016).

Il secondo ruolo, tocca forse a Firenze. Nell’anno giubilare Palazzo Strozzi espone fino al 24.1 “Bellezza divina”, ossia il tragitto dell’arte sacra fra ‘8 e ‘900, una serie di capolavori poco noti, ma da non perdere. Continua così la tradizione di presentare rassegne di forte originalità e attrattiva come quella precedente dei bronzi greci “Potere e pathos”.

Il terzo posto va di certo a Roma che, nonostante il pessimo stato di conservazione dei monumenti antichi (non c’è solo il Colosseo, del resto “ripulito” in qualche modo) e gli sfregi costanti di cittadini e turisti, è pur sempre Roma. Dopo Tamara de Lempicka, ora offre Balthus alle Scuderie del Quirinale e Tissot al Chiostro del Bramante, ossia presenze artistiche in vario modo “inquietanti”, così come la retrospettiva sia di Heny Moore come quella di Gillo Dorfles (fino al 13.3). Roma è capace di salti di qualità eccezionali: lo ha dimostrato con la serie dei grandi arazzi del Bronzino che il presidente Mattarella ha voluto esporre al Quirinale, prima di ritornare a Firenze.

Ci fermiamo qui.

Tra le proposte del 2016, ce ne sono alcune che sarebbe utile non perdere.

In primo luogo le rassegne che vorranno celebrare gli anniversari di Piero della Francesca, Giovanni Bellini, e i secentisti Salvator Rosa e Mattia Preti, “il cavaliere calabrese”, attivo anche a Malta.

Poi, a Roma, Correggio e Parmigianino alle Scuderie (marzo-giugno), a Napoli al Madre Mimmo Jodice (primavera) nella massima retrospettiva dedicata al grande fotografo; a Milano il futurismo con Umberto Boccioni a Palazzo Reale e al Palazzo della Ragione Henry Cartier-Bresson (fino al 7.2).  Mentre ad Aosta – dopo Canova – ritorna Chagall, a Genova è la volta del surreale settecentesco Alessandro Magnasco e nella “sua” Bologna torna i l quasi dimenticato Guido Reni. Non manca all’appello Ferrara che al Palazzo dei Diamanti espone il De Chirico più metafisico fino al 28 febbraio.

Insomma, le occasioni di immersione nella Bellezza non mancano. Dopotutto, l’Italia non è il Belpaese? Pare davvero che gli italiani se ne stiano accorgendo di nuovo.

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