Santa Sede e Cina. A un anno dall’accordo

“I cattolici cinesi tra passato e futuro”. Se ne è discusso a Roma a un anno dalla pubblicazione del documento firmato da Pechino e Vaticano per la nomina dei vescovi

In questi giorni l’accordo provvisorio fra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese ha compiuto un anno di vita. La firma storica è stata apposta, infatti, il 22 settembre 2018. Il comunicato stampa che annunciava l’evento, descrive in modo sobrio e succinto quanto avvenuto, per la firma di un Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi. La nota chiariva la natura provvisoria dell’accordo come «frutto di un graduale e reciproco avvicinamento» e «dopo un lungo percorso di ponderata trattativa e prevede valutazioni periodiche circa la sua attuazione». L’accordo auspica di creare le condizioni necessarie a una più ampia collaborazione a livello bilaterale e intende favorire «un fecondo e lungimirante percorso di dialogo istituzionale che contribuisca positivamente alla vita della Chiesa cattolica in Cina, al bene del Popolo cinese e alla pace nel mondo».

In realtà i 12 mesi trascorsi hanno visto emergere le reazioni più varie verso questo passo indubbiamente storico compiuto dalle due istituzioni che per decenni parevano essersi ignorate con conseguenti grandi sofferenze per i cristiani in Cina. Senza dubbio i tempi per la sua applicazione e per la normalizzazione saranno ancora lunghi ma la svolta appare decisiva, come ha più volte sottolineato papa Francesco.

Per celebrare il primo anniversario dell’evento è stato presentato a Roma un interessante volume che raccoglie studi e riflessioni sulla storia previa e offre, al contempo, considerazioni importanti sulla realtà attuale, dopo la firma dell’accordo. Il titolo del testo, curato da due storici affermati in questo campo come Agostino Giovagnoli ed Elisa Giunipero, è già di per sé significativo: L’accordo fra la Santa Sede e la Cina. I cattolici cinesi tra passato e futuro. Alla presentazione del volume hanno partecipato voci di prestigio: Romano Prodi, mons. Claudio Celli, il prof. Andrea Riccardi e padre Riccardo Lombardi. Nomi che non hanno bisogno di presentazioni e che hanno offerto una lettura a tutto campo, spaziando dalla dimensione geopolitica a quella storica dei rapporti fra Santa Sede e Repubblica popolare cinese, da quella dei cristiani in Cina alla lettura di dettagli importanti da decodificare se si vuole apprezzare e valorizzare il passo compiuto.

Romano Prodi ha esordito mettendo in rilievo come Cina e Vaticano siano «le uniche istituzioni al mondo che operano per l’eternità» e, per questo «il loro rapporto è complicato e quanto meno lungo». L’ex presidente del Consiglio ha offerto la sua voce ad una lettura geopolitica del libro e del suo argomento ricordando come il gigante asiatico, negli ultimi decenni, abbia offerto al mondo un esempio eclatante di cambiamento sociale. Secondo Prodi, «la convergenza maggiore fra Cina e Santa Sede è data dal fatto che sempre più la Chiesa cattolica ha dato il messaggio di non essere più solo occidentale. La cosa più importante è che si sia aperta la possibilità di una attività pastorale».

Preziosa la testimonianza di mons. Claudio Celli, fine diplomatico, a cui è arrivata in diretta la gratitudine di papa Francesco che, sollecitato dai giornalisti durante una conferenza stampa di ritorno dai Paesi Baltici, ha espresso stima e gratitudine all’esperto diplomatico della Santa Sede che da decenni lavora nel campo dei rapporti con Pechino. «Il cammino – ha commentato il vescovo in prospettiva anche personale – è iniziato con Giovanni Paolo II, accompagnato dai cardinali Casaroli e Silvestrini. A distanza di tempo posso dire che fu una terna provvidenziale». «Non sono stati degli inizi facili – ha riconosciuto –. Il primo incontro in ambasciata cinese a Roma fu cortese ma dai contenuti non facili. Rispetto ad allora il clima è cambiato: c’è un rapporto di reciproco rispetto e credo anche reciproca stima che nei primi anni del mio lavoro non credo fossero evidenti». Mons. Celli non teme di difendere l’aspetto costruttivo dell’accordo davanti alle critiche di molti. «A chi mi chiede quale sia la portata storica dell’accordo posso dire che oggi tutti i vescovi cinesi sono in comunione per la prima volta dopo 70 anni con tutti gli altri vescovi…  Si è aperta una porta che difficilmente può essere richiusa. Quando si apriranno gli archivi si conosceranno le storie di vescovi cinesi che hanno testimoniato una fede profonda in Dio e nel popolo cinese».

Da parte sua, Andrea Riccardi, storico e, fondatore della Comunità di sant’Egidio che ha ospitato l’evento della presentazione del testo – numerosi degli autori dei saggi in esso contenuti appartengono a questa realtà ecclesiale – ha ricordato anche i momenti difficili di questo cammino. «Si vede come sia stata una storia di dolori per le persone coinvolte e come si arrivi a una serie di stop drammatici, meriterebbe una riflessione come da una crisi si sia arrivati al primo accordo provvisorio. Non esisteva un linguaggio comune che solo gli incontri e il dialogo potevano creare». D’altra parte Riccardi riconosce che la regolarizzazione della posizione degli ultimi vescovi consacrati in modo illegittimo ha fatto sì che nascesse un episcopato cinese premessa per il futuro, un soggetto pubblico che finalmente può giocare un ruolo nella società cinese. «La vera questione è guardare al futuro, il cattolicesimo si deve ripensare nelle periferie».

La serata si è conclusa con la sobrietà di padre Riccardo Lombardi che, con la sua proverbiale chiarezza, ha spiegato l’importanza dei termini usati e del momento attuale per la firma del documento e della sua applicazione. In particolare, ha voluto sottolineare, riferendosi ad alcuni degli autori dei saggi contenuti nel testo, che il governo cinese stesso è particolarmente sensibile all’armonizzazione dei rapporti con il Vaticano per assicurare anche una armonia interna che permetta di superare le tensioni latenti fra le due comunità cattoliche che hanno convissuto per decenni in una molteplicità di modi a seconda dei contesti e delle aree culturali e geografiche del Paese.

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