Ucraina-Russia, è ancora una parvenza di guerra

Il mondo col fiato sospeso. Forse le borse potranno convincere il patron del Cremlino a più miti consigli. L’annessione di fatto del Donbass era nell’aria da tempo
Ucraina Russia , tensioni sul confine (AP Photo/Vadim Ghirda)

Nonostante le notizie che farebbero pensare a una guerra diffusa, siamo ancora di fronte a una “falsa guerra”, sul modello Crimea 2014, cioè l’annessione di territori che di fatto erano già occupati dalle forze separatiste filorusse. Oppure non siamo che all’inizio di una “vera guerra”?

È la domanda del momento. Mosca si accontenterà dei territori abitati oggi in maggioranza da russofoni (gli ucraini sono stati in massima parte costretti ad andarsene) oppure si spingerà oltre per prendersi altre ciliegine sulla torta, come il porto di Mariupol, che ha una sua indubbia importanza strategica, posizionata com’è sul Mar Nero, o addirittura spingerà le sue truppe fino alla città di Odessa, provocando una vera implosione nel sistema ucraino? O ancora, scenario che aprirebbe immense voragini nelle relazioni internazionali e scatenerebbe di fatto una guerra europea, attaccherebbe direttamente Kiev?

Sul campo le truppe di Kiev, nonostante i simbolici armamenti arrivati via Hercules in Ucraina non hanno evidentemente la minima possibilità di opporsi all’armata russa, schierata con mezzi umani e materiali spropositati rispetto alla stessa ipotesi di occupazione di un “francobollo territoriale” come il Donbass.

La sola forza di Zelinsky sta nell’alleanza con un Occidente però invischiato nel post-pandemia che richiede di non frenare la crescita, e quindi di non interrompere le forniture di gas dalla Russia, che per alcuni Paesi, Germania in testa, sono essenziali per far girare la macchina economica.

La posizione di Putin sull’Ucraina è nota, e l’ha ripetuto nelle ultime ore: il Paese è «parte integrante della storia e della cultura russa». Andrà fino in fondo nella sua determinazione pan-russa? Difficile che lo faccia ora, esponendosi di fatto all’ostracismo occidentale che, in caso di attacco generalizzato contro l’Ucraina, non potrà più cercare di salvare capra e cavoli. Probabilmente Putin ha in mente, da tempo, una riconquista a tappe: la prima è stata la Crimea, la seconda il Donbass, la terza forse Mariupol e Odessa, la quarta Kiev e l’ultima Leopoli. Ma qui siamo ancora nella fantapolitica.

Deterrente principale alla escalation delle manovre militari paiono le borse mondiali, a cominciare da quella russa che, nonostante sia al servizio del Cremlino, ha perso in due giorni il 15 per cento del suo valore complessivo, un’enormità. Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo: dal punto di vista economico, la Russia non ha nessun interesse a scatenare una guerra generalizzata, ma ha al contrario tutto l’interesse a mantenere altissima la tensione, facendo salire i prezzi internazionali del gas, che così riempiono i forzieri del Cremlino. Siamo ancora in questa fase di frizione sulla tensione.

La risposta dell’Occidente come sarà? Per ora si limita allo sdegno verbale, ma se l’annessione del Donbass sarà il solo bottino di guerra di Putin, per il momento, probabilmente non vi sarà nessuna ondata di sanzioni, ma qualche sanzione dimostrativa: è questa la strategia di Germania, Francia e Unione europea, e sembra improbabile che Biden vada oltre.

Sembra che per ora si arriverà al blocco degli scambi commerciali col Donbass, ma non ancora con la Russia. Se Mosca andrà oltre, verso Mariupol e Odessa, le sanzioni ovviamente si farebbero più pesanti, con un blocco generalizzato delle importazioni dalla Russia e l’esclusione delle banche russe dal sistema di pagamento internazionale Swift, tradizionali carte di credito comprese. Solo se saranno attaccate Kiev e/o Leopoli si passera al blocco anche del commercio di gas e petrolio. Ma tale scenario potrebbe avere anche delle conseguenze militari in Occidente.

L’Italia, che non ha risorse energetiche proprie, salvo qualche residuale produzione, teme soprattutto un blocco del gas russo, che attualmente copre poco meno del 40 per cento del fabbisogno nazionale, anche se un aumento delle altre forniture disponibili, dall’Algeria (via gasdotto) e dal Qatar (via navi per lo stoccaggio del gas) in particolare, potrebbe attenuare gli effetti negativi sulla crescita italiana. E la buona stagione in arrivo potrebbe diminuire gli effetti sentiti direttamente dalla popolazione.

Ma chi sta male sul serio, non siamo certo noi europei, sono le popolazioni del Donbass e delle regioni limitrofe, già gravemente vittime di penurie e di continui allarmi da otto anni a questa parte. I morti si contano finora sulle punte delle dita di una mano, ma aumenterebbero a dismisura in caso di attacco russo nei territori attualmente sotto controllo di Kiev. In realtà, tutta l’Ucraina vive un dramma nazionale di dimensioni epocali, in un’emergenza che continua ormai da vent’anni.

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