Ucraina, obiettori di coscienza sotto processo

Non solo la Russia usa il pugno duro contro chi non intende combattere: anche in Ucraina è stata infatti sospesa dall’inizio della guerra la legge che consente l’obiezione di coscienza. Il prossimo 12 dicembre, riferisce il Movimento Nonviolento, si terrà l’udienza sul ricorso presentato contro la condanna dell’obiettore Vitaliy Vasyliovych Alekseienko
obiettori di coscienza
(AP Photo/Evgeniy Maloletka)

Non è solo in Russia che chi si oppone alla guerra ha vita dura: come denuncia in un suo comunicato stampa il Movimento Nonviolento, infatti, a finire sotto processo in Ucraina è Vitaliy Vasyliovych Alekseienko, obiettore di coscienza. L’udienza è fissata il 12 dicembre davanti alla Corte d’Appello del Tribunale di Ivano-Frankivsk; e vi presenzierà anche l’avvocato italiano Nicola Canestrini, su mandato appunto del Movimento Nonviolento, con l’appoggio dell’Ordine degli avvocati ucraino. «Mi auguro che altre colleghe e colleghi possano aggiungersi, anche grazie al sostegno delle colleghe e dei colleghi ucraini che nonostante la delicatezza del processo si sono detti disponibili ad un supporto incondizionato», ha affermato Canestrini. L’accusa è quella di “elusione del servizio militare durante la mobilitazione”, per la quale lo scorso 15 settembre Alekseienko è già stato condannato a un anno di carcere; ora si decide sul ricorso da lui presentato, chiedendo un periodo di libertà vigilata. Altri obiettori di coscienza ucraini stanno comunque affrontando situazioni simili, e diverse organizzazioni pacifiste internazionali ne stanno seguendo le vicende: la legge che regolamentava l’obiezione di coscienza, ammessa solo per motivi religiosi, è stata infatti sospesa dal governo di Kiev con l’inizio della guerra. Ad Alekseienko nulla quindi è valso lo spiegare, al centro di reclutamento dove si è regolarmente presentato come gli era stato ordinato, che a causa delle sue convinzioni religiose non intende imbracciare le armi ma solo sottoporsi a un servizio alternativo (che peraltro aveva già svolto in Uzbekistan nel 1998).

Gli oltre 5000 giovani che avevano già presentato domanda di obiezione, secondo quanto riferisce il Movimento Nonviolento, si trovano così ora a rischio procedimento penale; e più in generale sono sottoposti ad una campagna mediatica che li dipinge come traditori.

Secondo le organizzazioni internazionali che seguono casi come questo, si configurerebbe un mancato rispetto dei diritti umani; in quanto tra questi è contemplato quello all’obiezione di coscienza, come componente della libertà di coscienza e di religione.

Il Movimento Nonviolento, insieme ad Un Ponte Per, si è assunto il carico della difesa degli obiettori ucraini, nell’ambito della Campagna “Obiezione alla guerra”.

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