Ucraina, i morti aumentano

Il nuovo presidente ucraino Petro Poroshenko sta usando il pugno duro contro i filorussi. È intenzionato a concedere loro maggiore libertà, ma nell'ambito di un Paese unito. Il nostro corrispondente da Kiev aggiorna la situazione nell'Est del Paese. Gravi interrogativi sul futuro della regione, mentre continua incessante la propaganda russa
Ucraina piange le vittime di Donetsk

Non è mai una buona notizia venire a sapere di persone uccise in guerra: a Donetsk più di 100 separatisti sono stati uccisi durante l’intervento dell’esercito nella battaglia con le forze militari ucraine nei dintorni dell’aeroporto internazionale.

L'altro giorno nei pressi di Slovyans’k è stato abbattuto un elicottero ucraino e sono morti sei membri della Guardia Nazionale e sei dei corpi speciali “Berkut”. Più tardi, nella regione di Kharkiv, vicino a Iziym, i filorussi hanno aperto il fuoco contro la colonna delle forze dell’Oat ed è morto un militare. Il gruppo dei combattenti filorussi che hanno abbattuto l’elicottero è stato subito eliminato. Intanto, a Slovyans’k e Kramators’k (regione di Donets’k) è ricominciata una vera e propria operazione antiterrorismo da parte delle truppe di Kiev con l’uso di artiglieria e aviazione.

Da parte del governo di Kiev vi sono state aperture riguardanti un'autonomia rilevante da concedere a questa regione, ma i media russi, gli unici che trasmettono in quella regione, martellano la popolazione con informazioni di parte per generare paura e alimentare il fronte di chi vuole dividere il Paese. Così il governo di Kiev sarebbe nazista, mentre nessuno ha saputo che i nazionalisti di Pravyj sector e di Svoboda hanno preso solo il 2 per cento dei voti alle recenti elezioni presidenziali.

Il nuovo presidente Petro Poroshenko ha rassicurato anche sulla questione della lingua che nelle regioni a maggioranza russofona resta la prima lingua: proprio questa vicenda della lingua era stata presa a pretesto per iniziare le dimostrazioni dei separatisti. La proposta di cambiamento, fatta dal Parlamento nel modo e nel momento sbagliato, in realtà non si è mai trasformata in legge ed è stata respinta. Poroshenko ha inoltre ribadito l’apertura per un'amministrazione più autonoma della regione nel contesto però di un Paese unito.

Queste le aperture governative, mentre a Est arrivano i peggiori criminali di guerra ceceni, molti dei quali sono stati uccisi nei combattimenti e riconosciuti. Muoiono anche dei civili, come in tutte le guerre: a queste pessime notizie si può rispondere con la richiesta di una pace stabile.

Nel 1933 Mykola Chvylovyj, comunista, scrittore e vecchio dirigente dell’Accademia libera di letteratura proletaria si suicidò per protestare contro lo spaventoso massacro dell’Ucraina ad opera di Stalin. Vari anni prima Chvylovyj aveva scritto le seguenti e significative parole: «Quando un Paese manifesta per secoli la volontà di costituire il proprio organismo come un’entità statale, tutti i tentativi di fermare questo processo naturale in un modo o in un altro, da una parte frenano la formazione delle forze di classe e dall'altro introducono un elemento di caos nel processo storico-mondiale. Negare l’aspirazione all’indipendenza per mezzo di uno pseudomarxismo sterile significa non comprendere che l’Ucraina sarà un’arena delle azioni della controrivoluzione fino a che non sarà passata per quella tappa naturale che l’Europa Occidentale attraversò nell’epoca della formazione degli Stati nazionali» [M. Khvylovy, The Cultural Renaissance in Ukraine: Polemical Pamphlets, 1925-1926, Edmonton, Canadian Institute of Ukrainian Studies, 1986, p. 227].

È molto difficile arrivare a questa tappa quando la grande potenza vicina non vuole perdere il controllo sul suo antico possedimento, minacciandola con la guerra e le annessioni. Nell’ottica russa un’Ucraina indipendente protesa verso l’Europa non può e non deve esistere. Vorremmo tutti, qui a Kiev, che il conflitto si fermasse subito, ma per farlo ci vuole la volontà di volerlo fermare. A Kiev si dubita fortemente della volontà di Mosca di arrivare ad una conciliazione.

La nuova Ucraina di Petro Poroshenko si trova di fronte ad una quantità impressionante di problemi. Il nuovo presidente dovrà combattere per l’unità del Paese, prevenire il collasso economico, combattere la corruzione, modernizzare l’amministrazione pubblica. Poroshenko ha dalla sua parte l’entusiasmo di un popolo che finalmente ritorna a sentirsi libero, ma nello stesso tempo avrà bisogno di tutto il supporto possibile (economico, politico, militare) da parte dell’Europa. C’è molto in gioco: non solo per l’Ucraina ma per il futuro dell’Europa, si pensa a Kiev.

(Nella foto: l'Ucraina piange le vittime di Donetsk)

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