Tutta colpa della scuola?

Pubblicati i dati ufficiali dell’Ocse-Pisa riguardo le competenze dei quindicenni italiani. In Italia l’ente che si occupa dello svolgimento della rilevazione è l’INVALSI, nel cui sito sono pubblicati tutti i risultati del 2018.  

Nelle scuole è scattato l’allarme rosso, stampa e tg hanno messo in rilievo l’indebolimento della scuola italiana attraverso titoli di grande effetto: siamo in un Paese con un analfabetismo di ritorno, i risultati sono peggiorati negli ultimi dieci anni, solo il 5% dei quindicenni ha una comprensione ‘totale’ di ciò che legge, solo uno studente su 20 sa distinguere tra fatti e opinioni, si conferma il divario tra Nord e Sud, tra maschi e femmine e tra licei e istituti professionali.

Purtroppo lo stato di salute della scuola non viene sempre attenzionato dai media e dalle istituzioni e, regolarmente, dopo la pubblicazione dei risultati, accompagnati dall’indignazione generale, la scuola ricade nell’oblìo. Si deve riconoscere all’Ocse almeno il merito che vengano accesi i riflettori sullo stato dell’istruzione del nostro Paese.

Ma è tutta colpa della scuola? La scuola raffigura lo specchio di un contesto sociale ed economico ben preciso, cioè quello del nostro Paese. Gli alunni non provengono da un altro pianeta e tutti ci rendiamo conto della fragilità della situazione generale, delle nuove e vecchie povertà, dell’aumento della dispersione scolastica, delle mancate politiche di vera inclusione, dell’esodo irrefrenabile verso altri Paesi di giovani e adulti che non riescono a trovare un lavoro perché non ritengono dignitoso vivere con stipendi ridicoli o un reddito di elemosina.

Ma vorremmo anche far notare che non sono soltanto i quindicenni a non saper distinguere tra fatti e opinioni. Guardandoci in giro, navigando sui social media, ascoltando discorsi al mercato e al famoso bar, risalta l’ignoranza e la perdita del contatto con la realtà di milioni di adulti dei quali – e questo davvero rappresenta un pericolo – soltanto il 60% ha un titolo di diploma di scuola media superiore, 6 su 10 di essi non leggono neppure un libro all’anno e, secondo i dati ISTAT, il nostro Paese si colloca in fatto di cultura ben sotto la media europea.

Alla scuola deleghiamo la soluzione di tutti i mali della società, guidata malissimo dalla politica che dimentica i propri giovani ormai da troppi anni. Abbiamo perso il conto dei ministri che si sono avvicendati, ad esempio, in questi ultimi 10 anni.  E con un Paese che ogni anno si ritrova punto e a capo nel campo dell’istruzione non bastano più le lamentele, le irritazioni, lo sconforto dei più: bisogna agire, in grande sintonia e con profondo ascolto degli operatori della scuola e dei giovani, stanziando vere risorse economiche per la formazione e l’istruzione al fine di raggiungere obiettivi che diano un futuro ai nostri ragazzi. Un futuro da vivere possibilmente qui, in questo Paese.

 

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