Trent’anni di incontri tra culture

Dal 2 al 12 settembre, torna a Trento e Rovereto il Festival Oriente Occidente.
Alwin Nikolajs

Trentesima edizione: occasione per festeggiare un percorso di ricerca che ha investito fin dagli esordi sulla trasversalità dei generi, sull’incontro tra culture, sul confronto tra modi di pensare la scena e il teatro.

 

Oriente Occidente investe su creazioni, prime nazionali e grandi ritorni. L’apertura è affidata all’argentino Leonardo Cuello, che rappresenta, insieme ai musicisti di Tango Tinto, il volto più mobile e contemporaneo del ballo argentino, il cosiddetto tango fusión.

 

Tra i maestri che hanno segnato la danza americana occupa un posto di spicco Alwin Nikolais, scomparso nel 1993. La compagnia Nikolais/Louis Foundation for Dance di New York arriva a Rovereto con un programma articolato che abbina alcuni dei pezzi più famosi di Nikolais a un lavoro inedito per l’Italia: The Crystal and the Sphere, firmato nel 1990 e penultima coreografia del maestro.

 

In Giappone invece, nella società post-seconda guerra mondiale, prende forma il fenomeno del Butoh, la danza delle tenebre. In scena ci sarà Ushio Amagatsu, emblema della seconda generazione del Butoh, con Hibiki – Resonance from far away, un viaggio evocativo sul ciclo della vita.

 

Due le coproduzioni affidate ad artisti il cui percorso si è sviluppato tra Europa e Africa. Abou Lagraa è cresciuto a Lione, ma il lavoro che fa con la sua compagnia La Baraka si nutre profondamente delle sue origini algerine. Lo spettacolo che porta al Festival si intitola Un monde en soi, interpretato da sette danzatori provenienti da Marocco, Perù, Senegal, Camerun, e Francia. Facing up to hope è il nuovo lavoro di Germaine Acogny, danzatrice, coreografa, e pedagoga, considerata la madre della danza contemporanea africana. Un’artista che esplora con la sua arte le contraddizioni della società globale, e che lancia un appello alla speranza per Africa attraverso una danza di gioia e partecipazione.

 

Torna a Rovereto anche Anne Teresa De Keersmaeker, capofila della danza belga dagli anni Novanta, con lo spettacolo L’Ars subtilior, complessa forma polifonica del XIV secolo, punto di partenza per riflettere sulla fragilità dell’individuo.

 

Per l’Italia infine tre spettacoli. Il monologo Racconti di giugno di e con Pippo Delbono, che in questo lavoro del 2005 fonde arte e autobiografia. Inoltre Oriente Occidente coproduce i due nuovi lavori delle vincitrici 2009 del concorso di coreografia Danz’è, Carla Rizzu e Paola Vezzosi, rispettivamente con Eat 26 e Alter. Un investimento che si riallaccia all’attenzione costante del Festival verso la promozione e diffusione della danza contemporanea italiana.

 

Trento e Rovereto, dal 2 al 12 settembre. Tutte le informazioni sul sito.

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