Tre cardinali dall’Asia

Yangon, Hà Nôi e Bangkok hanno nuovi porporati. Scelte non solo le sedi ma anche le persone. Una scelta commentata dal nostro corrispondente
papa e cardinali

Sono arrivato davanti al televisore pochi secondi dopo che papa Bergoglio aveva annunciato i nomi dei nuovi venti cardinali, e qualcosa nel cuore mi diceva che qualcuno dei miei “amici” era stato eletto. Non passano cinque minuti che iniziano ad arrivare messaggi sul mio cellulare dall’Asia annunciandomi i nome e le sedi. Papa Francesco, ancora una volta, riesce a sorprenderci : l’Asia è stata “premiata” con tre nomine: Pierre Nguyên Văn Nhon, arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam), Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia) e Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar).

Sono tre sedi che conosco personalmente, tre sedi di vera periferia, dove i presuli si confrontano con problemi scottanti, forti, impellenti, giorno dopo giorno. I nominati sono tre arcivescovi che non si sono mai tirati indietro di fronte al pericolo corso dal proprio gregge e che possiamo sinceramente dire, «portano su di loro l’odore delle pecore», giusto per parafrasare ancora papa Francesco.

I problemi che questi tre nostri pastori hanno affrontato ed affrontano ogni giorno vanno dalla gestione di un gran numero di profughi, alla confisca dei beni della Chiesa da parte dello Stato, alla immoralità diffusa e quasi inarrestabile, alla mentalità del mondo che entra all’interno della Chiesa, a persecuzioni sia all’interno che all’esterno della Chiesa. Insomma, di tutto e di più. Tre Paesi accomunati forse da una caratteristica triste: la vita umana costa veramente poco e l’essere umano è troppo spesso oggetto di sfruttamento da parte dei “nuovi Erode” magari vestiti in giacca e cravatta.

Con queste venti nomine, come scrive  il direttore, possiamo proprio dire che la gerarchia ecclesiastica sta perdendo il suo eurocentrismo. Anche in fatto di questioni di politica internazionale Papa Francesco ha una visione non europea delle questioni; ha incontrato Putin varie volte ed ha coinvolto la Russia nel dialogo sul conflitto siriano; ha chiesto alla Cina di essere più partecipe alle questioni di pace internazionale; la Santa Sede ha lavorato in modo discreto ed efficace per la questione Cuba (che sfiorava ormai il ridicolo con un embargo da più di mezzo secolo!).

Il viaggio in Corea appena concluso e quello nelle Filippine alle porte (dove Papa Francesco ha già detto che non vuole incontrare politici ma i poveri) con uno sosta in Sri Lanka (dove abbondano i monaci fondamentalisti che sono contro il cristianesimo ed ogni altra religione) e ora queste tre nomine di cardinali asiatici mostrano un papa Francesco particolarmente attento all’Asia. L’Asia in effetti è la regione al mondo più popolata e dove c’è una sete immensa del messaggio di speranza di Cristo e della Chiesa. Papa Francesco, ovviamente, non fa preferenze, se non per i poveri, anche i “nuovi poveri”, cioè i ricchi di denaro ma poveri di valori e di visione positiva della vita e della morte, ma è pronto a porre tutta l’attenzione sull’umanità intera.

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