Tra odori, tifoserie e morti innocenti

Sugli schermi televisivi eventi diversi rimbalzano intrecciandosi, ma se esiste una minoranza che offende e imbroglia, la maggioranza degli italiani è pronta ad aiutare chi è in difficoltà
Funerali di Pasquale Romano

Un tempo c’era la pubblicità che indicava un cosmetico come “profumo d’intesa”. Forse al baldo giornalista del Tg Piemonte della Rai, che più che delle imprese di Pirlo o Cavani dissertava di eventuali “odori” distintivi di partenopea appartenenza, con l’applicazione della legge di contrappasso di dantesca memoria sarebbe carino offrire la parte di testimonial del vetusto profumo.

Abbiamo saputo che la Rai, in un impeto di onore e di orgoglio aziendale, ha sospeso l’iper “nasuto” giornalista, ma non sappiamo se l’ammenda inflitta avrà effetto pedagogico o gli darà più forza nella sua ricerca degli olezzi regionali.
Certamente siamo arrivati ad un capolinea dell’educazione e della civiltà dove sicuramente il giornalismo cartaceo, in pixel o via web, dà manforte rilevante.

Ma quel che meraviglia, così come per la politica dove sembra che solo gli “eletti” (in tutti i sensi li si voglia vedere) siano colpevoli di una deriva irrefrenabile, è che anche il minimo comune cittadino, nuova unità di misura del decadimento, porta acqua al mulino che macina poco granum salis. Infatti vedendo le esaltanti trasmissioni pomeridiane di ogni rete, che spesso fanno sembrare innocente il plastico di Cogne di "Porta a Porta", ci si accorge che, di fronte a drammi e situazioni di grande sofferenza, la cosa più ricercata sia la tifoseria pro questo-contro l’altro. Vedi ad esempio chi difende la madre e il relativo parentado di Cittadella e chi parteggia per la polizia ed il papà. 

Proprio ieri ho appreso di uno splendido appello, bagnato di lacrime vere, di chi ha visto la vita spezzata di colui con cui voleva condividere una vita d’amore. Mi riferisco a Rosanna, la fidanzata di Pasquale Romano, massacrato “erroneamente” dalla camorra per scambio di persona alla periferia di Napoli. Un dolore colorato da una dignità straordinaria: «Noi siamo gli onesti, noi non dobbiamo avere paura. Noi siamo di più!».

E questo appello non è solo matematico, ma è frutto di una maggioranza che vuole e dà vita, che sa perfettamente che l’altro è una parte di sé stesso, che non è tifoso del dramma altrui e che guarda chi cade con la prontezza di dare una mano.

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