Torino, confronto a tutto campo tra Fassino e Appendino

Dopo 15 anni Torino torna ad eleggere il sindaco al ballottaggio. Con un testa a testa all’ultimo voto dall’esito tutt’altro che scontato
fASSINO aPPENDINO

Tuoni e fulmini su Torino. Non solo dei temporali estivi, ma anche delle scintille che accompagnano la città al ballottaggio che darà alla città il suo prossimo sindaco. A sfidarsi Piero Fassino, sindaco uscente del PD, che parte dal 41%, e Chiara Appendino del M5S, forte del suo 30%. Una contesa che, arrivata alla partita decisiva, ha abbandonato le frasi di circostanza della prima parte di campagna elettorale perché, oltre ai voti delle forze politiche escluse al ballottaggio, ci sono da conquistare voti in quel 43% che al primo turno non si è recato alle urne.

 

Nei dibattiti si è parlato di TAV, campi rom, di Fiat. Fassino ha criticato l’avversaria di evocare criticità, ma non i modi per risolverle e di essere contro l'innovazione, sottolineando la necessità di guardare lontano attraverso le grandi opere. L'Appendino ha biasimato la progressiva privatizzazione e svendita di molte realtà pubbliche operata dalla precedente giunta, rivendicando l'importanza di progetti legati al mondo delle piccole-medie imprese. Due gli argomenti più ricorrenti: la crisi sociale e il progetto del “Parco della salute”.

 

Le “due città”

 

«Nelle periferie crescono ansia e paure, il sindaco per cinque anni ha negato la povertà che si stava diffondendo e che, secondo la Caritas, ha investito 100 mila torinesi», ha incalzato in diretta tv Appendino. Apriti cielo. Fassino si è difeso dalla critica di aver creato una città non-inclusiva e di aver negato la crisi, definendo quella cifra “un’invenzione”.

Tirata in ballo nella guerra di cifre sulla povertà, la Caritas diocesana ha chiesto in modo chiaro ai contendenti di non utilizzare la situazione dei più fragili, «persone, non numeri», a fini elettorali.«L'impegno della Caritas e di altre realtà del privato sociale si fonda sulla concorde collaborazione anche con gli organismi istituzionali pubblici per cercare insieme di far fronte a tante necessità. Risulta fuori luogo ogni utilizzo strumentale della questione da parte di tutti gli attori in gioco. Auspichiamo che nel dibattito vengano, invece, evidenziate le strade percorribili per incrementare la presa in carico di questi fratelli»,conclude la nota.

 

Che a Torino dall'inizio della crisi la povertà sia aumentata è un dato di fatto, sottolineato anche da mons. Nosiglia che ha spesso parlato di “due città” nella città. Fassino rivendica con orgoglio però la realizzazione di provvedimenti per contrastare questo fenomeno: il reddito di mantenimento, il fondo salva-sfratti, la rete di residenze temporanee e co-housing per chi ha perso la casa.La misura di contrasto alla povertà proposta dal M5S è invece quella del reddito di cittadinanza. Stuzzicata da Fassino sulle coperture, Appendino assicura che la proposta presentata in Parlamento le garantisce. E promette di portare la questione ai tavoli locali e nazionali per riuscire ad ottenere una misura sociale che, sottolinea, «non è assistenzialismo».

 

Parco della Salute

 

La seconda contesa riguarda il “Parco della Salute”, progetto di punta della giunta uscente che prevede la creazione di un nuovo imponente polo sanitario (per cure, formazione, ricerca e recettività dei parenti e degli studenti) per cui il Governo ha già stanziato 250 milioni di euro, a cui si aggiungerebbero fondi privati. Proprio il finanziamento è stato al centro di una polemica a distanza tra il Governo e la candidata grillina, dopo che il ministro Boschi ha fatto riferimento all’inevitabile rinuncia, in caso di mancata realizzazione dell’opera, ai fondi promessi dal Governo, legati esclusivamente alla realizzazione del progetto così come presentato dalla giunta uscente. Il riferimento, evidente, è alla voce che avrebbe voluto il M5S contrario alla realizzazione dell’area. Appendino l’ha definito “un ricatto”, chiarendo inoltre che se vincesse il 5S l’opera verrà realizzata, partendo dalle strutture già esistenti e contando solamente su fondi pubblici. Una prospettiva di ridimensionamento guardata con preoccupazione da diversi nomi illustri della sanità piemontese, come il “re dei trapianti” Salizzoni e dalla Commissione clinici dell’Università, che teme un nuovo stop ad un’opera attesa ormai da molto tempo.

 

Al termine di una campagna elettorale tiratissima, con l’inevitabile gioco delle parti, i torinesi si ritrovano a dover scegliere tra due diverse visioni di città. Da una parte la strada degli investimenti su larga scala per portare sviluppo a pioggia anche agli indotti; dall’altra la Torino delle piccole cose, dello sviluppo con investimenti sostenibili che riparte dai quartieri e dalla partecipazione.
Ai più pragmatici restano i dubbi sulla concretizzazione dei tanti "capiremo" detti da Appendino, così come quelli sulla capacità d’indipendenza di Fassino dai poteri più forti della città.

Le schermaglie, con il Fassino più spigoloso e battagliero che Torino ricordi e la Appendino ritornata al piglio combattivo degli anni di opposizione, hanno però già contribuito a risvegliare l’interesse per la politica dei torinesi. Per loro, ora, è arrivato il momento della scelta.

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