Todi culla di un nuovo partito cattolico?

Grande attesa per l'incontro del 17 ottobre, convocato dal Forum delle associazioni e delle persone del mondo del lavoro. A colloquio con Andrea Olivero, presidente delle Acli, che ne fanno parte
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Il cuore verde dell’Italia, l’Umbria, può risultare un simbolo della speranza che anima il mondo cattolico in questo delicatissimo frangente per l’Italia. L’appuntamento di lunedì 17 ottobre a Todi è quasi gravato da molte attese. Convocato dal Forum delle persone e della associazioni nel mondo del lavoro – composto da Acli, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative, Movimento cristiano lavoratori –, l’incontro si prefigura come primo passo di una risposta corale alla crisi culturale e di rappresentanza della politica e dei partiti.

 

La relazione d’apertura è affidata al card. Bagnasco e dovrebbe esplicitare quanto anticipato nella prolusione di apertura del Consiglio permanente della Cei, ovvero definire meglio quel «soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che – coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro». È un soggetto, tenne a precisare il porporato, che «sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte».

 

Ad una più definita fisionomia del nascituro contribuiranno, durante i lavori a Todi, esperti ed esponenti dei gruppi cattolici: un’ottantina di persone in tutto, compresi esponenti della cultura, dell’economia e della finanza, che dialogherà a porte chiuse. I politici non sono stati invitati.

 

Avvicinandosi all’appuntamento si sta parla sempre più spesso di una nuova formazione politica cattolica che dovrebbe nascere a Todi. Ipotesi che non sembra peregrina, viste le esigenze di esponenti di alcune organizzazioni presenti a Todi. Del Forum fanno parte le Acli, e con il presidente Andrea Olivero facciamo il punto sulle aspettative.

 

Si parla della nascita di un partito. Già scomparso allora il soggetto di interlocuzione prospettato dal card. Bagnasco?

«Credo che le parole di Bagnasco non si prestino a troppi fraintendimenti: è un soggetto che deve interloquire con la politica, che deve andare a mostrare anche nell’ambito sociale e politico quella unità profonda che è stata trovata con grande impegno da parte dei diversi soggetti sociali del mondo cattolico. C’è infatti bisogno di una nuova interlocuzione, di un cambiamento nel modo con cui ci si relaziona con la politica, facendo sì che, da un lato, si colmi quella profonda distanza che abbiamo avvertito tutti in questi anni verso il mondo politico, e che, dall’altro, si vada comunque mantenendo quella differenza tra l’azione politico-partitica e l’azione – che ha spesso connotazione anche politica – dei movimenti e delle associazioni, cioè della società civile».

 

Un partito non è dunque nelle mire dei soggetti che compongo il Forum?

«Credo che questo non sia il disegno di nessuno di noi. Che poi all’interno di questo alveo, traendo spunto dalle idee e dai valori e dai riferimenti e dalle persone che si impegneranno in questo disegno all’interno del mondo cattolico, qualcuno possa andare a fare delle operazioni politiche non lo si può escludere. Ma se darà vita ad un partito o all’impegno in più partiti, piuttosto che altre forme di partecipazione, questo ad oggi non è dato di sapere né deve essere la nostra prima preoccupazione».

 

E cosa vi sta più a cuore?

«In questa fase a noi sta a cuore il rinnovamento della politica non la costruzione dell’ennesima forza politica che, per altro, è facile immaginare non riuscirà da sola a risolvere i problemi del Paese».

 

E come configura un rinnovamento della politica restando all’esterno dei partiti?

«Credo sia necessario un cambiamento di regole. So bene che le regole hanno bisogno di persone nuove ma credo intanto che sia necessario mettere regole diverse per l’accesso alla politica a partire da una nuova legge elettorale e da una modalità diversa di costruire i partiti, spingendoli a diventare soggetti di diritto pubblico, quindi trasparenti.

«Senza queste modalità diverse molte persone già preparate, che hanno coscienze rette e volontà di impegno sociale si astengono dall’entrare in politica perché non vedono i presupposti per poter dare un contributo. Poi c’è la necessità di ricambio del gruppo dirigente, che va accompagnato con una selezione attenta e una continua alimentazione di pensiero, di valore, di dibattito, di confronto con la società civile».

 

I fermenti in seno alle comunità ecclesiali, il cammino di Retinopera, la presenza del Forum prefigurano una riaggregazione dei cattolici?

«Vedo la volontà di essere segno di unità a fronte delle difficoltà di questo Paese a trovare punti di convergenza quasi su nulla Ci sentiamo impegnati su questo e il richiamo di Benedetto XVI e del card. Bagnasco costituiscono dei punti fermi. È evidente che toccherà essere tutti prudenti e saggi in questo percorso perché soltanto se non si manifesteranno protagonisti personalistici e si convergerà con una spinta ideale su ciò che ci accomuna potremo offrire un contributo valido al Paese».

 

Cosa la fa essere fiducioso, presidente?

«Costato da tempo una relazione e una stima tra i dirigenti delle associazioni cattoliche che era assente una volta ed è un presupposto fondamentale per poi avere delle vere possibilità di comunione. È chiaro che non è una conquista ottenuta per sempre, ma siamo all’inizio di un percorso in cui ciascuno di noi, con spirito di servizio, dovrà convergere e trovare gli elementi che possono accomunare. Fermo restando che poi non mancheranno per ciascuno possibilità per esprimere le proprie specificità. Una delle ricchezze del mondo cattolico è il fatto che ha al suo interno sensibilità differenti e letture della realtà che arrivano da tradizioni importanti e diverse tra loro. Questa sarà la sfida del prossimi mesi se vogliamo che il rinnovamento veda coinvolta tutta la nostra comunità cristiana».

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