Tirole, il Nobel umile dell’economia

Un professore per niente ingessato eppure uno scienziato di frontiera sugli effetti che alcuni settori industriali determinano sul mercato, penalizzando le nuove aziende. Pragmatico manager d’accademia ha fondato la Toulouse School of Economics, ma per tutti resta Jean
Jean Tirole

Il primo giorno che sono arrivato a Toulouse avevo appuntamento con lui per presentarci.
Il corridoio era in penombra e cercavo il suo ufficio guardando tutte le targhette fuori dalle porte.
Da fondo si avvicina un signore distinto ma dallo stile non ingessato, mi vede spaesato, mi porge la mano e mi dice: «Tu sei Tommaso, non è vero? Benvenuto! Io mi chiamo Jean Tirole, forse stavi proprio cercando me» con un’umiltà disarmante».

Io, microscopico neo ricercatore al mio primo lavoro, totalmente sbigottito, gli risposi «Ah, ho sentito parlare di te».
Lui ride e rilancia «probabilmente tu hai sentito parlate di Tirole, ma hai mai preso un caffè con Jean?».

Si, perché chi studia economia, con Tirole inizia ad averci a che fare il primo giorno del secondo anno di università. Da quel momento in poi, in un modo o nell'altro, se lo ritrova sempre (sempre!) accanto.

Per questo il Nobel a Tirole non è una sorpresa. Un po' tutti lo consideravano Nobel in pectore già da tempo.

Tirole si è occupato, e si occupa tuttora senza risparmio, di svariati temi all'interno del campo economico. In particolare i suoi studi circa la regolazione e la prevenzione degli abusi di potere all´interno dei mercati da parte delle multinazionali che frenano l’ingresso di aziende più giovani, gli hanno valso il meritato premio Nobel. Ma di questi aspetti strettamente scientifici, insomma di Tirole, potete leggerne ampiamente su tante riviste specialistiche e sul suo profilo accademico. Noi invece spendiamo qualche parola in più su Jean.

Oltre che essere scienziato di frontiera, è anche un pragmatico manager d'accademia, capace di far crescere nella provincia francese una innovativa università internazionale di tipo ibrido pubblico-privato cercando fondi, facendo dialogare l´alta accademia con la grande industria e attirando ricercatori motivati da tutto il mondo. Capace di gestire colleghi che quanto a carattere potrebbero fare concorrenza alle dive di Hollywood (ma loro il Nobel non l'hanno vinto) è anche capace di vedere il potenziale in un grande progetto e perseguirlo con determinazione.

Ma alla fine, dopo un premio Nobel, tante ricerche citate ovunque e una scuola di economia tutta sua (la Toulouse School of Economics), quello che resta davvero, è lo Jean di un caffè. Un vero professore, uno che ha capito alla perfezione «che per insegnare basta conoscere ma che per educare bisogna essere» come dice Alberto Hurtado. Essere. Sì, essere esempio di passione per il proprio lavoro in prima persona. Tanto per gli studenti quanto per i colleghi.

Tommaso Reggiani è ricercatore di Economia ed etica all'università di Colonia

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