Ti spiego le tasse

Sta partendo anche a Palermo il progetto per far passare il concetto di legalità nelle scuole. La Sicilia, recentemente alla ribalta della cronaca per la diatriba sull'evasione fiscale dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana, punta sui più piccoli attraverso la didattica del gioco. Intervista a Fabrizio Escheri, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili
Una classe aderente all'iniziativa "Ti spiego le tasse"

Riscossione Sicilia, la società deputata a riscuotere le imposte sull'isola, guidata dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, cerca già da tempo di risollevare le sorti della regione, tacciata da decenni d’essere terra di grande evasione. Un compito che viene svolto con passione e audacia dal presidente della S.p.a. che però continua a trovare muri su muri: pochissimi, in particolar modo i deputati dell’Assemblea regionale siciliana, accettano di rientrare nella back-list degli evasori e di far incassare i tributi mancanti. Si oppongono, minacciano querele a Fiumefreddo che presto anche arrivano.

 

 

E il presidente di Riscossione Sicilia, stanco d’essere una mosca bianca, ha portato il caso alla ribalta della cronaca nazionale: ha chiamato le Iene, evidenziando i problemi. Episodi che succedono solo nella terra calda di Sicilia? Fortunatamente no, perché il popolo italiano è più attento di ieri, desideroso di rinascita civica e valoriale. Come dimostra la nuova iniziativa promossa dall’AIDC (Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili) e dall’ODCEC (Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili), che partita nelle scuole di Milano, sta diventando operativa anche a Palermo: “Ti spiego le tasse”.

 

 

A giorni, dei commercialisti-educatori, formati da esperti nel settore dell’infanzia, incontreranno così gli alunni di quarta e quinta elementare di 8 scuole di Palermo e della provincia: La Masa, Alcide De Gasperi, Falcone, Sperone-Pertini, Giovanni XXIII, Nuccio, Aiello (Bagheria) e Lanza (Carini). L’obiettivo del progetto: far comprendere il concetto di legalità fiscale, con l’augurio che puntando su di loro, sui più piccoli, si possa gareggiare con più efficacia per una società più equa e giusta.

 

 

Città Nuova ha contattato il presidente dell’ODCEC di Palermo, Fabrizio Escheri, che nella vita è anche un dottore commercialista, per approfondire il progetto che è al via nelle scuole. In base al criterio tenuto per scegliere i commercialisti-educatori dell’Ordine e la strutturazione delle lezioni, Escheri ha subito precisato: «Abbiamo lasciato spazio alla volontà delle colleghe e dei colleghi che si sono proposti, ritenendo che, in un’iniziativa come questa, la loro motivazione fosse una variabile essenziale. Tutti i volontari sono stati poi formati da una psicologa esperta per i contenuti da trasferire ai bambini, la metodologia didattica da utilizzare, e il corretto modo di porgersi in aula.Le lezioni avranno forma interattiva. Attraverso giochi di ruolo i bambini saranno portati a comprendere il funzionamento del sistema tributario e, soprattutto, il fondamentale ruolo dei cittadini contribuenti negli Stati democratici».

 

 

Concetti non di certo facilissimi, soprattutto per ciò che concerne l’evasione fiscale, eppure Escheri ricorda che «il progetto è già stato testato in altre città, come Milano o Roma. Si è notato – ha detto – come attraverso la didattica del gioco i bambini siano capaci di comprendere tutto. Anche perché, bisogna riconoscerlo, sono già informati sui temi di attualità, tramite la tv e social media. Partire da una giusta educazione civica e fiscale, fin da piccolissimi, a scuola, è importante – ha sottolineato – quanto l’educazione alla legalità, che è stata fortemente implementata nelle scuole dell’isola dopo le stragi degli anni 90. Non possiamo che puntare sui ragazzi per costruire un futuro migliore, per darlo a loro stessi».

 

 

Se è vero che i bambini possono divenire anche maestri degli adulti, abbiamo posto al presidente dell’ODCEC un’ultima, fondamentale, domanda. Come poter incidere sull’educazione di quei ragazzi, che vivono in famiglie povere, dove l’illegalità e il “lavoro in nero” stanno alla base dell’economia di casa, per arrivare a fine mese? Escheri non ha mostrato dubbi in merito: «Teniamo presente che l'educazione alla legalità tributaria non è necessaria solo nelle realtà più povere e degradate, ma anche nelle scuole che ricadono nei cosiddetti quartieri “bene”. È proprio in queste zone, infatti, che le statistiche del Comune dimostrano che si annida la maggiore evasione dei tributi locali, segno che l'evasione fiscale è un fatto principalmente culturale, prima che economico».

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