Tavecchio, Buffon e le verità che fanno male

È lecito difendere l’eticamente indifendibile? Quale messaggio si dà a bimbi e giovani che crescono associando persino il sogno azzurro all’azzardo? Quando finirà la filosofia che tutto compra e tutto giustifica?
Figc

Quanto fa male, talvolta, la verità: se preferite non ricorrere a una celebre canzone che lo ha ricordato a generazioni d’italiani, potremmo anche riferirci al detto “viva la sincerità”, ma non sarebbe di consolazione, neanche magra, circa l’effetto delle parole pronunciate dal presidente della Federazione italiana giuoco calcio, Carlo Tavecchio, per giustificare l’accordo che vede campeggiare sulle maglie della nazionale italiana lo sponsor “Intralot”, piattaforma di scommesse e gioco d’azzardo.

 

La scorsa settimana, il presidente ha dichiarato candidamente: «auspichiamo che si fermi questo clamore e si valuti con attenzione e in maniera chiara. In certi periodi i governi hanno derubricato le scommesse, che non sono più un reato ma lecite.Noi abbiamo operato nel lecito. Lo sponsor ci dà dei soldi mentre noi non diamo l'immagine, la maglia o gli eventi». Viva la sincerità, Sor Carlo. Il pensiero immediato che sorge è: bastano i soldi? Il messaggio, se non a questa interpretazione, a cosa fa riferimento? E con questi valori del portafoglio, qualcuno pretende di comprare anche la giustificazione a contraddire di fatto ogni progetto educativo e didattico che la Figc sbandiera nei documenti inviati alle squadre giovanili anno dopo anno?

 

È sincero, il presidente Figc, che ha trovato insperata sponda nel capitano della Juventus, il portierone Gianluigi Buffon: in un’intervista pubblicata la scorsa settimana dai colleghi del Corriere della Sera, il numero uno della nazionale ha sottolineato che «se questa azienda porta soldi alla Figc eticamente non è bellissimo, ma è da vent’anni che le pubblicità di scommesse sono ovunque. Tutti giocano e tutti prendono le distanze. Mi fa ridere: se è legale, di cosa ti devi vergognare? Siamo degli ipocriti e dei bigotti». Forse, capitano, “ora basta” dovrebbero dirlo altri dopo questa ennesima uscita a vuoto. Perché per giudicare vi sono i tribunali, ma il “lecito” di Buffon difende l’eticamente indifendibile.

 

Al nostro capitano, per quanto ancora “nostro” vedremo, vorremmo chiedere: perché, ad esempio, la nazionale olandese non dovrebbe avere qualche sostanza stupefacente accompagnata dal marchio di un coffee shop sulla propria maglia? Quella è un'attività lecita, nei Paesi Bassi, dunque, perché no, Gigi? Forse perché non tutto quello che è lecito è anche opportuno e adatto a tutti, per esempio.

 

Era proprio necessario parlare e agire così? Viva la sincerità, dunque? Di certo, queste verità fanno davvero male. Lo fanno a bimbi e giovani che crescono associando persino il sogno azzurro all’azzardo; lo fanno ai media che veicolano forzatamente la promozione di queste attività responsabili di dolore e disperazione per tanti disagiati incapaci di gestire l’impulso verso l’azzardo; lo fanno soprattutto agli appassionati che mai vorrebbero vedere sporcare della bramosia di denaro l’attività agonistica e i valori dello sport. E non basta che sia “lecito”. Il rischio è di finire vittime e complici di un modo di pensare e agire che danneggia le persone e la comunità. Ma il presidente Tavecchio e il capitano Buffon possono fare marcia indietro, se lo vogliono.Possono liberare la nazionale dall'azzardo, se davvero credono che i valori promossi dalla Fgic sono veri, s’intende.

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