Tagli alla spesa. Le famiglie non si fermano

Il 12 ottobre, nuova manifestazione delle famiglie numerose che dopo essersi incatenate davanti al Parlamento scrivono ai prefetti e al presidente della Repubblica in attesa di fatti
Protesta famiglie numerose

La scena è sempre la stessa. Polizia dietro le transenne, qualche bandiera e striscione mentre personaggi, in giacca e cravatta, si avvicinano e cominciano a promettere interessamenti dell’ultima ora. Non manca la telefonata di qualche deputato al cellulare del tal ministro, per mostrare di chiedere impegni concreti. Come se decenni di politiche fiscali dissennate, contro chi decide di mettere al mondo dei figli in Italia, si potessero eliminare con poche battute e pacche sulle spalle. Il ministro è occupato a far altro, ovviamente. Ma cerchiamo di far capire il contesto.  

 

Pomeriggio di giovedì 22 settembre 2011. Da poco alcune famiglie si sono incatenate simbolicamente davanti a Piazza Montecitorio. Indossano una maglietta bianca con la scritta “articolo 31”, è quello della Costituzione che prevede come compito della Repubblica quello di agevolare con «misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». 

 

Fanno una certa impressione i passeggini senza bambini, ma pieni di pentole vuote e di scritte sull’ingiustizia patita dalle famiglie che la crisi rischia di schiantare sotto un peso insostenibile. Il clima appare festoso.  Per la provenienza prevalente ti immagineresti un gruppo incamminato verso piazza san Pietro ad incontrare il papa. Sarà che quando si sta insieme nei gruppi di famiglie si respira un’aria di festa e stavolta c’è anche l’adrenalina di trovarsi in un luogo insolito a compiere gesti a cui non si è abituati. Ma avviene così anche tra gli operai che perdono il lavoro e magari sanno che potranno attendersi qualche manganellata. 

 

Mario Sberna, il presidente dell’associazione, parla spesso di azione non violenta e disobbedienza civile e questa sembra più che altro una prova, come abbiamo intitolato la prima intervista che ci ha rilasciato. Come si fa un’azione non violenta contro un sistema che tassa i pannolini con un’aliquota iva pari a quella dei beni di lusso? Si deve andare in massa all’Inps a chiedere gli arretrati dei contributi versati per gli assegni familiari e dirottati da un’altra parte? O, ancora, bisogna far abortire la spesa prevista di qualche caccia bombardiere per aprire centinaia di asilo nido? Per la prima volta, infatti, i volantini distribuiti dai padri e dalle madri mettono assieme i dati Istat e quelli della banca d’Italia, che documentano l’impoverimento dei nuclei familiari numerosi, con quelli del Sipri, l’istituto svedese che misura la crescita delle spese in armamenti destinate a logiche di potere e non di reale difesa.  

 

L’assemblea ad un certo punto si scioglie prendendo come scusa l’interessamento di qualche deputato che si è impegnato a presentare emendamenti nell’applicazione della manovra in Parlamento. Bisognerà pur trovare un modo per andarsene via! Tanto è ovvio che occorrerà tornare di nuovo. È solo una prima tappa. Ma ad un certo punto, complice la vicinanza, circola l’idea di cercare un incontro diretto con il presidente del consiglio nella sua residenza personale, il sontuoso palazzo Grazioli stretto nel traffico caotico della vicina piazza Venezia. Chissà perché rimane sempre l’idea che possa risolvere qualcosa in questo modo, come se si andasse a conferire con un sovrano di altri tempi.

 

L’anomalo drappello con le carrozzine vuote si muove lo stesso, si avvicina all’edificio storico, ma compare la polizia in borghese che, in quel tono romano che sa passare velocemente dal bonario all’intimazione che non ammette repliche, invita a desistere: la visita non è prevista e si tratta di una casa privata. Meglio lasciar perdere anche perché si affaccia subito un gruppo in divisa della forza pubblica. Finisce così la prima puntata della marcia delle famiglie numerose organizzate. Dirottate verso un marciapiede della piazza sovrastata dal bianco altare della patria.

 

Per il 12 ottobre si punta ad un’accoglienza presso il Quirinale con tanto di lettera già inviata al presidente della Repubblica che dovrebbe anche prendere in copia le richieste di incontro mandate dalle famiglie associate ai prefetti di Italia.  

Chissà se non converrà anticipare i tempi e scrivere a Draghi e Trichet ? Sono gli autori di una lettera finora tenuta segreta, con cui, a nome del consiglio direttivo della Banca centrale europea, “invitano” (ma per molti si deve leggere “obbligano”) il governo ad operare sul bilancio statale «principalmente attraverso tagli di spesa». Dove abita il potere che decide? 

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