I suoni delle Dolomiti, Antje Weithass, violino solo

La rassegna “I Suoni delle Dolomiti”, stagione di concerti itineranti in luoghi suggestivi dei monti del Trentino, è passata per un altro luogo magico di questi monti, i “Prati Col” di San Martino di Castrozza. Un prato verdissimo, a forma di anfiteatro sotto l'incombente Pala di San Martino.

È valsa la pena salire fin quassù per sentire Antje Weithass, violinista di rilievo, di fama internazionale, tra le più richieste del momento. Una piccola donna, minuta di statura, piena di straordinaria energia e di carisma, in grado di esprimere una personalità, una potenza ed una presenza scenica  distintive e fuori dal comune.

Il programma contiene la quintessenza del repertorio per violino solo: Bach e Ysaye.

Di Bach la Sonata n°1 in Sol minore per violino e la Partita N°2  in Re minore. Di Ysaye la più celebre delle Sonate per violino solo  Op. 27, la n° 5 detta “L’Aurora”.

Antje Weithass è straordinariamente comunicativa e coinvolgente; pur nell’essenzialità del violino solo, Bach sembra “potente”, in certi passaggi della Partita in re min. arriva a sembrare aver tratti perfino titanici.

Qui, ed in mano alla Weithass, Bach appare diverso: non pensi più al barocco, alla tradizione tedesca, al linguaggio, ai retaggi. Per il luogo inconsueto ed il carisma dell’interprete la musica di Bach appare universale, fuori dal tempo e dalle tradizioni, trascina ed avvolge l’uditorio, non tutto di esperti, che applaude anche tra un movimento e l’altro.

La sonata per violino detta “l’Aurora” è la più celebre delle sei sonate per violino solo di Ysaye. La Weithass la interpreta con precisione e con gradevolissima cura del dettaglio, con il trasporto ed il modo esplicito ed incredibilmente comunicativo che caratterizzano la sua arte.

Si usava discutere, in anni passati, dell’uso dei microfoni nella musica classica, del destino en plen air di alcuni strumenti e non di altri; s’amava sostenere che il violino è nato per suonare in ambienti chiusi come le sale dei palazzi e dei teatri; la musica en plen air  è quella dei fiati e degli ottoni, non quella degli strumenti ad arco. Il suono del violino della Weithass, un Peter Greiner del 2001, era di per sé udibilissimo nel grande prato ma una amplificazione discreta, assai professionale, ha dato alla musica il tono giusto, il volume ideale per darci l’emozione di cui abbiamo detto.

Resta esperienza indimenticabile l’aver ascoltato un Bach, dato con il vigoroso trasporto della Weithass, nell’abbraccio di un’abetaia in mezzo al gruppo delle Pale di S. Martino. É un ricordo che non passa, quello di una musica percepita quasi come “nuova” per l’enfasi con cui parla al cuore in un luogo così d’eccezione, in un angolo benedetto del mondo che da solo, di per sé, è già in grado di darti grandi emozioni.

La violinista stessa, con brevi parole di ringraziamento, accenna all’emozione di aver portato la musica, e soprattutto Bach in un luogo come questo

Un piccolo estratto del concerto sulla pagina Instagram.

 

 

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