Strega: solito rito poche novità marginali

Strega

Anche il Premio letterario Strega di quest’anno, sempre presieduto da Tullio De Mauro, è entrato in dirittura d’arrivo. I 460 giurati aventi diritto, riunitisi come di consueto in casa Bellonci (un “sito” ormai storico della cultura letteraria romana e italiana), hanno eletto i 5 autori e libri finalisti.

 

La premiazione, pure questa com’è tradizione ultracinquantennale, si svolgerà nella splendida cornice artistica e mondana del Ninfeo di Villa Giulia. Un luogo e una memoria pure questa che, tra Museo Etrusco e Premio Strega, è ormai un simbolo di Roma culturale e letteraria.

 

Veniamo ai finasti, che per la prima volta sono stati eletti col voto telematico: su 403 votanti effettivi ben 330 sono ricorsi a questa innovazione tecnologica. Il Premio Strega 2015 sarà scelto e votato tra questi scrittori e titoli (ed editori): Nicola Lagioia, con La ferocia (Einaudi), ha ottenuto più voti di tutti, 180; Mauro Covacich, con La sposa (Bompiani), ha avuto 157 voti; ad Elena Ferrante, con la sua Storia bambina (e/o), sono andati 140 voti; Chi mangia le onde di Fabio Genovesi (Mondadori), che i giorni scorsi aveva vinto lo Strega Giovani, novità di quest’anno se non andiamo errati, ha ottenuto 123 voti; e infine a Come una donna innamorata (Guanda) di Marco Santagata sono andati 119 voti.

 

Alcuni di questi libri sono raccolte di racconti, come quello di Mauro Covacich, per il resto il romanzo fa sempre la parte del leone. Raramente lo Strega è andato a una biografia, come successe al Tolstoj di Pietro Citati, nel 1983. Comunque anche i libri di quest’anno, come la maggior parte dei romanzi in ogni epoca, “fotografano” il nostro tempo, figure, aspetti, contraddizioni e anche drammi dell’uomo e dell’oggi. In questo senso cinema e letteratura, film e romanzo sono dei “dioscuri”: diversi come linguaggio ma assolvono la stessa funzione.

 

Pure quest’anno il solito rammarico. I budget e gli uffici stampa dei grandi editori hanno sempre in pugno lo Strega, come un po’ tutti gli altri concorsi letterari italiani. Chissà quanti bravi autori, scrittori, biografi (e perché no poeti) pubblicano con piccole editrici. Molto difficilmente saliranno agli onori delle cronache letterarie (àuspici i premi) per vendere e diffondere di più i loro lavori. E se l’anno prossimo vietassimo la partecipazione allo Strega e/o ad altri premi ai grandi editori, come si fa per esempio con l’esposizione libraria romana PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI, riservata alle case editrici piccole?

                                                                                                  

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