Sostenibilità: la sfida delle isole minori

Economia circolare, energia, mobilità, acqua: quattro temi da affrontare secondo Legambiente per raggiungere obiettivi al 100% rinnovabili
Filicudi (Petr Vykoukal - wikimedia=908139)

In Italia l’associazione ambientalista Legambiente ha messo sotto la lente d’ingrandimento alcune isole minori, per studiare un modello che sia rinnovabile e sostenibile al 100%. Esempi del genere esistono da diversi anni in varie isole in giro per il mondo. E così Linosa, Lampedusa, Capri, Capraia, Pantelleria, Levanzo, Favignana, Marettimo, l’Isola del Giglio, le Tremiti, Lipari, Salina, Stromboli, Panarea, Vulcano, Alicudi, Filicudi, Ponza, Ventotene e Ustica sono sotto osservazione. Attraverso il Rapporto del suo Osservatorio – giunto alla seconda edizione –, Legambiente analizza questi territori per capire come stiano affrontando la gestione dell’economia circolare, dell’acqua, dell’energia e della mobilità.

Queste isole possono diventare un laboratorio e un modello nell’adozione di sistemi sostenibili per l’approvvigionamento di energia pulita e acqua, per una mobilità a emissioni zero e per la gestione dei rifiuti.

«Esistono le condizioni per valorizzare da un punto di vista ambientale, economico e turistico queste isole – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente –, dove convivono grandi potenzialità e problemi rilevanti. Per esempio un patrimonio ambientale straordinario vincolato e, nei mesi estivi, un grande afflusso turistico con picchi nei consumi e negli impatti, quando le presenze triplicano o quadruplicano rispetto al numero dei residenti. C’è bisogno di coinvolgere le comunità e integrare gli impianti nel paesaggio tutelando gli ecosistemi e rafforzando produzioni agricole di qualità. Per questo sono necessari un cambio e un’accelerazione delle politiche».

Dal punto di vista energetico, si nota che questi territori potrebbero avere grandi potenzialità nella produzione dalle rinnovabili, ma nessuna raggiunge il 4% dei consumi elettrici green a differenza dal resto d’Italia che supera il 32%. Per le 20 isole, la media della copertura del fabbisogno con fonti energetiche rinnovabili è inferiore all’1%. L’eolico è presente solo a Pantelleria con due micro generatori.

La gestione dei rifiuti poi è da riformulare totalmente e rappresenta pertanto una priorità. I numeri della differenziata sono bassi (29%), occorre realizzare sul posto un’attenta filiera di raccolta differenziata, recupero e riutilizzo che riguardi tutti i materiali. Nel 2016 solo Pantelleria, Ventotene e Capri superavano la media nazionale del 52,5%. Una delle voci più elevate dei bilanci delle amministrazioni è il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso la terraferma, che si aggiunge ai costi di smaltimento.

Per quanto riguarda la gestione dell’acqua, occorre lavorare sugli sprechi, sui consumi e sulle perdite di rete che sono in media del 40%. 12 isole su 20 fanno ancora uso di navi cisterna per il rifornimento di acqua potabile e non, con un costo altissimo per le Regioni (6.750 euro al giorno per portare l’acqua alle Isole Tremiti). Bisogna spingere su impianti di dissalazione. Alcuni già esistono, mentre altri sono in fase di costruzione grazie ai fondi europei. Inoltre per tre quarti delle isole minori non esistono impianti di trattamento delle acque reflue.

Vi sono due normative ad hoc per queste isole: il decreto del ministero dello Sviluppo economico di febbraio 2017 che punta sulle fonti rinnovabili nelle isole minori, ma non è ancora entrato in vigore perché manca la delibera dell’Autorità per l’energia che fissi le regole per l’accesso agli incentivi. C’è poi la Legge 221/2015 che istituisce il contributo di sbarco (fino a un massimo di 2,5 euro a persona e fino a 5 euro nei Comuni dotati di asset ambientali bisognosi di maggior tutela come i vulcani) per i non residenti che sbarcano sulle isole, e i cui proventi devono essere destinati a sostenere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, il recupero e la salvaguardia ambientale, interventi in materia di turismo, cultura, polizia locale e mobilità.

Per affrontare questi temi Legambiente ha proposto di creare presso il ministero dell’Ambiente una cabina di regia per accompagnare ogni isola nella realizzazione degli obiettivi che ruotano intorno la mobilità sostenibile, l’energia, i rifiuti, l’acqua. Come dicevamo, esempi del genere esistono da diversi anni in giro per il mondo.

Il rapporto di Legambiente presenta infatti l’esperienza di 32 isole, dall’Atlantico al Pacifico, dal Mare del Nord all’Australia, che puntano al 100% rinnovabile e i cui risultati sono stati raggiunti valorizzando le risorse naturali locali e stimolando le economie del territorio. L’isola di Eigg, nell’arcipelago britannico delle Ebridi, ad esempio è autosufficiente da dieci anni grazie a un mix di impianti da fonti rinnovabili. El Hierro, la più piccola delle Canarie, è la prima isola al mondo ad aver conseguito la doppia autonomia, energetica e idrica, grazie a un sistema integrato basato sulle fonti inesauribili.

L’arcipelago di Capo Verde, da sempre energeticamente dipendente dalla terraferma, copre ora con le rinnovabili un quarto del suo approvvigionamento energetico, con picchi del 35% e il governo ha il piano ambizioso di toccare quota 100% energie rinnovabili entro il 2020. L’isola di Samso, nel Mar Baltico, è 100% rinnovabile rispetto ai consumi elettrici e produce addirittura un surplus scambiato con il continente.

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