Sosteniamo le vittime del bullismo

Per aiutare i più giovani ad apprezzare la propria vita e a non scegliere atti estremi, nonostante un ambiente ostile, serve puntare sulla prevenzione. Pubblichiamo un contributo del dott. Pier Paolo Bellisario, direttore del “Servizio di psicologia” di Lanciano che ha elaborato un progetto di intervento nelle scuole medie del territorio

Numerosi studi dimostrano che il bullismo è un fenomeno strettamente connesso ad un aumento del rischio di suicidio: aumenta il rischio di sviluppare ideazioni e/o comportamenti suicidari in un ampio spettro della popolazione giovanile.

Una ricerca condotta in 18 istituti superiori romani ha dimostrato che quando si offre alle vittime sostegno e appoggio, il tasso di ideazioni suicidarie cala. È essenziale, quindi, intervenire prontamente per arginare il fenomeno del bullismo e aiutare le vittime a superare il disagio psicologico.

A tal proposito, già da qualche tempo, il “Servizio di psicologia” di Lanciano (Ch) aveva elaborato un progetto di “Prevenzione del Bullismo” da attuarsi nei primi due anni di accesso alle Scuole Medie Superiori della città.

Dalla costatazione che, la comunicazione emotiva nelle famiglia e nelle scuole è molto fragile, è nata l’idea di avviare percorsi formativi per insegnare a “comunicare”.

Le “vittime” del bullismo devono, infatti, essere aiutate a superare il timore di denunciare i soprusi subiti; l’obiettivo è quello di fare della scuola un luogo di aiuto reciproco, di cooperazione e di “prosocialità”, avvalendosi di punti di ascolto atti a favorire la comunicazione e di “Punti di aggregazione giovanile” in orario pomeridiano.

Essendo finalità della psicologia soprattutto quella di aiutare l’uomo a realizzare se stesso imparando a superare tutti gli ostacoli che glielo impediscono, si è pensato ad un percorso di crescita personale (training assertivo prosociale) da attuarsi con accesso libero da parte degli studenti che lo desiderino.

Trattasi della proposta di un “Progetto di vita”, di un “viaggio” dall’io al noi, teso a realizzare un rapporto di “reciprocità relazionale”. Lo sviluppo dell’io, infatti, inizia dalla fase del “narcisismo infantile” per approdare ad un “tu” che lo trascende e, quindi, al conseguente riconoscimento della “relatività del proprio io”.

Può realizzarsi così una uscita “libera”dal proprio io (il “non essere”) per incontrarsi con “l’altro da sé” e realizzare la piena “unità fra diversi”.

 Per instaurare con l’altro un rapporto che non sia nè di “dominanza” né di “subalternità”, bisogna però puntare a realizzare di nuovo una personalità “assertiva”, capace di :

–          fare il “primo passo”;

–          accettare limiti e sconfitte;

–          assumersi la responsabilità delle proprie scelte;

–         imparare a fare di ogni ostacolo un “costo necessario”;

–         imparare a vivere pienamente nell’"attimo presente”, bloccando fughe sia nel passato che nel futuro;

–          imparare a “spostare il proprio io” per “vivere l’altro”.

 

Progetto curato da: Dr. Pier Paolo Bellisario, dott.ssa Zeila Pavone, dott.ssa Antonella Accettura.

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