Sindone, una ricostruzione scientifica

Dalla collaborazione tra studiosi e artisti si ottiene una scultura dal corpo fotografato della Sindone

In tempi recenti e sempre più il mistero della traccia più ineffabile dell’esistenza storica del Redentore e della sua Passione, la Sacra Sindone, miracolosamente giunta fino a noi, ha attratto, affascinato e incuriosito fedeli e studiosi, suscitando dibattiti e dubbi sulla sua autenticità. E mai un artista aveva tentato di ricostruire il corpo straziato che quel sudario aveva avvolto nel sepolcro dopo essere stato deposto dalla croce.

Un professore di Disegno e metodi di Ingegneria industriale presso l’Università di Padova, Gianmaria Concheri, nutriva il grande interesse di ottenere una scultura che fosse l’esatto riscontro della Sindone.

Anche lo scultore Sergio Rodella era attratto da quella reliquia e voleva procurarsene una copia al solo scopo di farne oggetto di meditazione in occasione della Pasqua del 2018, ma aveva dovuto rinunciarvi per il costo esorbitante e per le insormontabili difficoltà per averla. A una sua grande mostra il professore gli propone il progetto e lo scultore accetta la sfida, per la sua grande motivazione di conoscere quel mistero e con grande umiltà inizia la sua ricerca, che considera, a lavoro compiuto, un grande privilegio, che lo induce a chiedersi perché sia stato concesso solo a lui e proprio a lui e a dichiarare che la realizzazione del progetto non sarebbe avvenuta se non gli fosse stata concessa dall’alto e che il risultato non è solo opera sua.

Intanto il professor Concheri gli procura la copia tanto desiderata. Così forma la sua équipe invitando un architetto e filosofo d’arte, Gabriele Righetto, che, insieme ai fotografi Luigi Fornasier, Ezio Farina e Roberto Tacchetto, documenterà e scriverà il complesso, laborioso e meticoloso processo della ricerca in un volume dal titolo Il Telo e il Corpo edito nel 2019.

E con attente e precise misurazioni anatomiche, mediante strutture metalliche che individuassero la posizione del corpo e dopo aver costruito e disfatto tre corpi modellati, tra crisi e dubbi, giunge a quello finale, perfettamente corrispondente alla copia. Tra gli interrogativi subito risolti c’è quello che riguarda l’allungamento del volto e del corpo impressi sul telo, dovuto al fatto che questo avvolgeva e aderiva ai volumi mediante delle pieghe che distanziano i particolari anatomici impressi.

La posizione del corpo poneva un altro interrogativo che poteva essere spiegato da una causa, la lussazione della spalla, la fuoruscita dell’omero dalla sua sede, certamente dovuta allo strattonamento del secondo braccio per inchiodare la mano e poter raggiungere il buco nel legno preforato in precedenza dal falegname, infatti la macchia di sangue del foro del chiodo non risulta sul carpo, cioè sul polso, che avrebbe potuto sostenere meglio il peso del corpo, ma un po’ più verso la mano, sul metacarpo.

Per concludere, questo grande libro della passione di Gesù mostra tutte le ferite di cui si racconta nei Vangeli, tra cui i 600 colpi della flagellazione, e rivela anche il fenomeno eccezionale dell’impressione fotografica, impossibile essere prodotta dal contatto del corpo con il lenzuolo, ma per effetto di una grande energia luminosa soprannaturale, una specie di folgorazione emanata dal corpo nell’attimo della Resurrezione di quel Corpo. Un fenomeno che ha permesso di lasciarci la Sua immagine, che non ha avuto testimoni e che non può non ricondurci a quello della Trasfigurazione, questa volta in presenza di testimoni, tre discepoli, che caddero con la faccia a terra, rapiti da quella intensa Luce.

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