Si saldi chi può

È cominciata la stagione dei ribassi, ma sono poche le famiglie che hanno soldi da spendere senza problemi. Molte di più quelle che devono valutare con attenzione e parsimonia se comprare qualcosa. La preoccupazione delle associazioni dei consumatori
Primo giorno di saldi a Roma

A tutta prima sembra produca quella benefica sensazione di chi, tolte le scarpe, corre a piedi nudi su un prato imperlato di rugiada. O, se volete, assomiglia al piacere di una birra fresca che scende lungo una gola riarsa dal bollore e dalla polvere sottile di un ambiente ostile. E si potrebbe continuare nel catturare similitudini sui volti dei cittadini-consumatori che sabato 6 luglio hanno vissuto un giorno da epopea, meglio, da piccola epopea, visto che si trattava del primo giorno dei saldi.

L’attesa del gran giorno era stata frenetica. Basilicata, Campania e Molise avevano regolamentato le svendite, anticipando il giorno d’inizio a martedì scorso. Il Paese, perciò, attendeva il via libera, come se si trattasse di un 25 aprile, di un giorno di liberazione. Di liberazione, una buona, volta, dalla crisi internazionale, dalla recessione italiana, dalle banche avare di prestiti, dai risicati bilanci familiari, dal grigiore di questo troppo lungo periodo di acquisti rimandati, di compere solo sognate, di sfizi non tolti. Per un giorno, la crisi di astinenza dell’italico consumatore poteva venire ricacciata in un angolo.

Venerdì era stata la prima giornata di grande caldo, la vera estate. Si poteva immaginare un’emorragia di popolo dalle città verso i luoghi di mare e le località di refrigerio montano sin dal venerdì sera. Invece, niente di più errato di una tale previsione. Sabato mattina, già di buon ora, i luoghi commerciali sono stati presi d’assalto. Gli sconti, si sa, sono sempre un potente richiamo per famiglie e turisti. Quest’anno però i saldi si preannunciavano particolarmente allettanti e allora sembrava davvero elevata la probabilità di fare qualche buon affare. Di quelli da menar vanto, in seguito, nella cerchia dei parenti o dei colleghi di lavoro.

Nella capitale il primo giorno dei saldi ha registrato una transumanza verso le periferie. Niente a che vedere, tuttavia, con quanto indicato da papa Bergoglio. Le ciurme romane, almeno sabato, hanno inteso le periferie solo come centri commerciali, i cui posteggi rigurgitavano auto e moto sin da metà mattinata. Dentro, un formicolio di gente che si muoveva in tutte le direzioni, chi con passo affrettato, guidato e sollecitato da una lista di acquisti tenuta davanti agli occhi come se fosse la mappa del tesoro. Altri procedevano con passo lento, quasi senza meta, senza orario e, probabilmente, quasi senza soldi, incerti su cosa indirizzare le magre sostanze disponibili.

Certo, se si sta a sentire le stime dell’ufficio studi di Confcommercio, non c’è proprio trippa per gatti, come si dice a Roma. L’associazione dei commercianti ha infatti calcolato che con questi saldi estivi ogni famiglia italiana spenderà in media 229 euro, meno di 100 a testa, per comprare vestiario, scarpe e accessori. Egidio e Ornella hanno già il carrello pieno di “buoni affari”, sono arrivati al centro commerciale di Euroma 2 di buon'ora, lasciando i marmocchi dalla mamma di lei. Procedono al suono della carica dei bersaglieri e possono decidere gli acquisti anche in fretta: vantano dalla loro parte una condizione di privilegio, quella di possessori di una carta di credito che non sembra temere il rosso dello scoperto di conto.

Niente a che vedere con la famiglia media italiana, che dispone di meno denaro di quanto stimino i commercianti. Secondo le valutazioni delle associazioni dei consumatori, ciascun componente della famiglia spenderà non oltre 70 euro a testa e molti nuclei non arriveranno a superare i 120 euro complessivi di spesa. La meno ottimista tra le associazioni di tutela dei consumatori, il Codacons, prevede un crollo degli acquisti del 22 per cento rispetto alla già consistente caduta dello scorso anno. I consuntivi dei saldi diranno chi ha azzeccato i pronostici.

Resta comunque il fatto che il periodo è davvero difficile e una giornata da consumatore impenitente sembra quello che ci vuole per riandare ai bei tempi passati nell’epoca del consumismo imperante, in cui abbiamo vissuto e creduto di essere felici in virtù degli acquisti. Si è trattato di una colossale menzogna, veicolata furbescamente dai messaggi pubblicitari, che hanno trovato per complice la nostra dabbenaggine. Ma per una volta sembra che ci si possa credere ancora, quasi a sperare che tutto tornerà come prima e poter riprendere a vivere al di sopra delle nostre possibilità, senza tener conto delle conseguenze sugli altri. Quanti escono da Euroma 2, sia che trascinino una mole di beni acquistati, sia che se ne vadano con poca mercanzia , sono accomunati da due tratti psicologici: armeggiano compulsivamente uno smartphone mentre i volti non segnalano l’incontro sperato con un momento di felicità personale o familiare.

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