Si può arrestare il modello Riace?

Salutato come un successo dal ministro degli interni Salvini, il provvedimento restrittivo contro Mimmo Lucano, sindaco del Comune calabrese, apre una nuova fase di scontro nel Paese sulla questione migranti.

Domenico Lucano, sindaco di Riace in Calabria, è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e altri illeciti compiuti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Nel merito dell’accusa entra, con un comunicato stampa, la procura di Locri che ha disposto la misura detentiva applicata dalla Guardia di Finanza con tanto di divieto di dimora nella stessa abitazione della sua convivente.

Il ministro degli interni Matteo Salvini è stato tra i primi, sui social media, a dare notizia dell’arresto dell’uomo simbolo del sistema di accoglienza e integrazione delle persone migranti, senza omettere la soddisfazione per l’operazione, chiedendosi in tono beffardo: «Accidenti, chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati!». Anche per il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, del M5S, «Riace non era un modello». L’esponente dei 5S si era vantato di aver fatto chiarezza affermando, recandosi in Calabria, che ci sono «zero fondi per Riace. Abbiamo deciso di ridurre a zero la speculazione sull’accoglienza».

Mimmo Lucano è un personaggio noto a livello mondiale: si vedano l’articolo “Il modello Riace è esportabile“, ad esempio, il documentario “Il Volo” del 2010 dedicato all’esperienza del regista Wim Wenders. Parlando di quanto accade in quest’area della regione calabrese, il noto regista tedesco ha affermato che «la vera utopia non è la caduta del muro (di Berlino, ndr), ma quello che è stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa. Ho visto un paese capace di risolvere, attraverso l’accoglienza, non tanto il problema dei rifugiati, ma il proprio problema: quello di continuare a esistere, di non morire a causa dello spopolamento e dell’immigrazione. E ho voluto raccontare questa storia in un film che ha come attori i veri protagonisti».

Grande solidarietà ha continuato a ricevere il percorso in atto a Riace anche dopo che ad ottobre 2017 lo stesso amministratore locale della Calabria è stato accusato di truffa, concussione, abuso di ufficio con conseguente perquisizione del suo ufficio e della sua casa. Tale procedura ha impedito, di fatto, la messa in onda sulla Rai di una fiction ispirata al modello Riace, che vede come attore protagonista Beppe Fiorello. Una delle ultime uscite nella Capitale, infatti, ha visto Mimmo Lucano assieme a Fiorello invitati ad una vasta assemblea di sostegno promossa all’interno del Centro sperimentale di cinematografia.

In quella sede è stata ribadita l’opera pubblica che viene portata avanti a Riace, come è descritta nella piazza del borgo calabrese: «Nella nuova età di muri, fili spinati, lager libici, della Fortezza Europa, noi accogliamo persone in fuga dalle guerre, dall’odio, dalla miseria. È questa forse l’opera pubblica più importante che si possa realizzare. Così dai luoghi della periferia urbana, dal profondo Sud, abbiamo trasmesso un messaggio di umanità al mondo». Anche il noto missionario comboniano Alex Zanotelli è sceso in Calabria in pieno agosto, per associarsi nel digiuno di protesta promosso da Mimmo Lucano «per richiamare l’attenzione sul fatto che da due anni né la Prefettura né il Ministero degli Interni avevano erogato i fondi stanziati per Riace».

Al di là degli accertamenti della magistratura, il caso si presenta perciò per la sua valenza politica di scontro a tutto campo sulla politica migratoria configurata dal nuovo decreto sicurezza. Se da una parte c’è chi presenta il provvedimento di arresto domiciliare come un trofeo da esibire, dall’altra parte si parla esplicitamente di una serie di provvedimenti che dimostrano un accanimento eccessivo verso realtà sociali trattate come e peggio delle mafie.

Se, quindi, la procedura in corso andrà avanti fino all’esito dei vari gradi di giudizio con le garanzie dello stato democratico, l’arresto di Lucano rappresenta il caso estremo di una spaccatura evidente nel Paese e che troverà modo di esternarsi verso metà ottobre, nella manifestazione promossa da tempo da una vasta rete di associazioni e movimenti che in varie città si danno appuntamento per sit in di protesta sotto le prefetture.

Nel frattempo resta in pericolo la sopravvivenza di questo esperimento sociale di accoglienza in terra di Calabria e non solo. Altre persone, infatti, magari meno note, che hanno a che fare con la gestione dei migranti, sono state raggiunte da provvedimenti giudiziari di questo stesso tipo in situazioni simili. Qualche domanda ce la poniamo.

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