Servono paletti chiari

Nell'acceso dibattito sulla proposta di legge Cirinnà, diamo oggi la parola alla deputata del gruppo Area popolare Paola Binetti, che vorrebbe un ritorno della legge in commissione. Il suo appoggio al Family Day
Binetti

Il ddl sulle unioni civili tocca il midollo dell’identità antropologica e culturale del Paese. Qual è la sua posizione?

«In tutto il Paese oramai è maturata la consapevolezza che il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali non sia più procrastinabile. I due punti che restano aperti in modo macroscopico sono i profili di incostituzionalità evidenziati dal presidente Mattarella sugli articoli 2 e 3 del ddl ex Cirinnà sull’equiparazione delle unioni civili con il codice del diritto matrimoniale. L’altro punto è la stepchild adoption per il rischio dell’utero in affitto. È vero che le persone che difendono il ddl affermano che la maternità surrogata non è in discussione perché è proibita dalla legge 40. Peccato che queste persone siano le stesse che negli ultimi 10 anni hanno fatto di tutto per smontare pezzo per pezzo la legge 40. Per cui la loro garanzia di affidabilità è prossima allo zero».

Quindi che tipo di ostacoli osserva?

«Intanto la natura delle unioni civili. L’art. 1 le definisce come un soggetto originale ma poi nella declinazione degli articoli 2 e 3 sono appiattite sul modello del matrimonio. L’altro punto riguarda i figli. Per questo insisto sugli ultimi due interventi del presidente Mattarella e del presidente della Cei Angelo Bagnasco che ha preso una posizione pubblica, chiara e inequivocabile di contrasto a questa legge. Per quello che intendono, la famiglia secondo la visione della Costituzione ma anche secondo la visione cattolica della famiglia, non ci sono molti spazi di dubbio e di incertezza».

Una delle obiezioni del senatore Lepri del Pd consiste nel fatto che per quanto riguarda il futuro l’utero in affitto non è previsto dal ddl – per cui non dovrebbero esserci coppie di tipo maschile che possano riproporre il tema della loro genitorialità -, ma per quanto riguarda il presente questi bambini già esistono e sono presenti in questo tipo di coppie dello stesso sesso…

«Penso che a questi bambini vada garantita la rotta della madre che ha generato nel caso dell’omosessualità femminile, cioè la madre biologica coincide con la madre sociale. L’altra figura è una figura di supporto. Il giorno in cui dovesse morire la madre prima che la figlia diventi maggiorenne si prenderà in considerazione qual è il maggior bene di questa ragazza. Analogamente per le coppie omosessuali maschile. Se uno dei due è effettivamente il padre biologico del bambino sarà il padre e l’altro sarà una figura di riferimento. Posso capire che presi dal desiderio di tutela dei bambini che già ci sono si voglia mettere una ipoteca pesante sul futuro che a mio avviso non potrà vedere moltiplicati questi casi».

Che soluzione allora propone?

«Mettere dei paletti chiari. Non ci resta che riconoscere agli uni una madre, agli altri un padre. Ma la mia preoccupazione più grande è che essendoci il dubbio di costituzionalità, il dissenso dei cattolici, le spaccature nel Pd, perché ci deve essere questa ostinazione nel non riportare il disegno di legge in Commissione?»,

C’è il rischio che anche questa volta il ddl salti?

«Anche se per ipotesi il ddl passasse al Senato, alla Camera, non sarebbe una legge del Pd, ma una legge servita sul piatto d’argento servita dal M5S. L’ostinazione della Cirinnà che ripete in continuazione “questa legge non si tocca” vuol dire essere sprovvisti di senso politico e consapevolezza di quello che sta maturando nel Paese».

Che valutazione ha dell’emendamento sull’affido rafforzato presentato dai deputati cattolici del Pd?

«Penso che stanno facendo i salti mortali per costruire un consenso che di fatto non ottengono perché i primi a bocciare l’emendamento sull’affido rafforzato sono i membri del Pd. Dal mio punto di vista i bambini vanno tutelati in modo diverso. Hanno un padre, hanno una madre e vanno mantenuti nei margini che già ci sono. Se si creeranno dei problemi, delle emergenze vedremo cosa fare. L’affido rafforzato creerebbe una normalizzazione di una situazione che noi non vogliamo si ripetesse. Noi vorremmo che la coppia omosessuale assumesse al suo interno il suo limite di genitorialità».

Che tipo di diritti omosessuali si possono riconoscere?

«Il diritto alla casa, il diritto all’assistenza, alla collaborazione, ecc… C’è tutta una lista di diritti in cui siamo tutti d’accordo. Su questi dobbiamo lavorare. Se la legge acquisisse questi diritti passerebbe subito. Ma il volersi attestare su una posizione ideologica che include quanto strutturalmente non fa parte di una coppia omosessuale come la generatività non rende accettabile il ddl».

Di fatto, però, alcune sentenze dei giudici prevedono l’affido condiviso e altre misure stabilite caso per caso…

«Fa parte di quella invadenza per cui i giudici anticipano delle norme che non ci sono ancora. Invece di applicare una legge, la creano, ma la democrazia si fonda sulla distinzione dei poteri».

Parteciperà al Family Day del 30 gennaio?

«Non solo parteciperò, ma sarò parte attiva nella promozione e nel contributo a chiarire gli obiettivi e nel motivare le persone ad essere presenti perché credo che davanti ad una minoranza, l’1% della popolazione, non vogliamo mettere in discussione la tradizione, la storia, la cultura del Paese. Bisogna promuovere e far applicare i diritti della famiglia previsti dalla Costituzione».

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