Scuola, rinviata l’apertura. Come andare avanti?

Il presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato di voler rinviare l’apertura delle scuole e delle Università. La proroga sarà decisa in armonia con il comitato scientifico che ricalcando il modello cinese potrebbe far slittare la riapertura a maggio se non oltre.

La notizia non sorprende il mondo della scuola che sta vivendo uno dei momenti più difficili di questi anni. La fase che stanno vivendo tutti, docenti, alunni e dirigenti è soltanto all’inizio di un percorso tutto in salita e se da una parte molte scuole hanno avviato lodevoli inziative per eliminare il disagio delle scuole chiuse, dall’altra parte si assiste all’erigersi di un enorme contenitore telematico che ha la funzione esclusivamente di raccoglitore di “compiti”, fenomeno che si sta allargando a macchia d’olio.

E per accompagnare la scuola in questo momento difficile il Miur ha emanato il 17 marzo una nota con le istruzioni sulle modalità dell’attuazione della didattica a distanza, nota contestata dai sindacati e da alcune associazioni studentesche.

«Il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti, – recita la nota ministeriale – che non siano preceduti da una spiegazione relativa ai contenuti in argomento o che non prevedano un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente, dovranno essere abbandonati, perché privi di elementi che possano sollecitare l’apprendimento».

Ma cosa ne pensano gli studenti di questa nuova modalità di didattica a distanza?

Emanuela, Chiara, Alessandro e Nicolò, che frequentano il 4 e il 5 anno di alcuni licei del nostro Paese, ci hanno raccontato cosa succede nelle loro scuole.

«Non sentiamo i nostri prof. da quando le scuole sono state chiuse. La mia sensazione è che la mia vita sia stata messa in pausa, sia dal punto di vista sociale che da quello della conoscenza, una specie di stop mentale. Nella mia classe non abbiamo video lezioni e quindi nessuna spiegazione da parte dei docenti – ci racconta Emanuela –. I compiti svolti, che sono tantissimi, vengono caricati sui vari file di ciascun docente, entro un determinato giorno, lavoro che poi non viene valutato. Gli insegnanti consegnano virtualmente poi delle schede perché ciascuno possa fare un’autovalutazione. Non abbiamo in pratica nessun tipo di feedback».

Stessa situazione per Alessandro e Nicolò che frequentano il 4° anno del liceo scientifico. «I nostri professori lasciano una grande quantità di compiti che bisogna “consegnare” entro un determinato tempo. Trascorriamo le ore a studiare senza nessun accompagnamento, incoraggiamento, interazione da parte dei docenti, subiamo una specie di frustrazione. Di gran lunga preferiremmo tornare a scuola per ricominciare a vivere la nostra vita, al momento sospesa anche dal fatto che non possiamo fare sport e incontrarci con i nostri amici. Sentiamo la mancanza della scuola come rapporti, come crescita insieme».

Per Chiara, giunta al termine dell’esperienza liceale, la situazione è diversa. Permane la preoccupazione di come dovrà affrontare gli esami di maturità, perché al momento ancora non ci sono disposizioni in merito, ma è abbastanza contenta per l’impostazione didattica delle lezioni a distanza. «La maggior parte dei miei insegnanti usa la videoconferenza. Già alle ore 8 abbiamo lezione, con un calendario molto serrato. Tutta la classe partecipa e il rapporto è molto vivo e veniamo valutati. Sono rimasta colpita da un’insegnante che ci ha chiesto come stiamo e ci ha raccontato la sua giornata. Penso che la scuola sia anche questo: relazione, rapporti, presenza, accompagnamento».

Nella nota è precisato anche il ruolo del Dirigente scolastico che svolge un compito di monitoraggio e di verifica, di coordinamento delle risorse, innanzitutto professionali, dell’Istituzione scolastica. E soprattutto, ci sembra di sottolineare, il Dirigente ha un ruolo importantissimo, quello di fare in modo che i nostri ragazzi non si sentano soli e abbiamo la senzazione di essere stati abbandonati.

 

 

 

 

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