Sardegna, via le provincie. Anzi no

Ribaltati i risultati dei referendum di maggio: i politici hanno prorogato la vita degli enti intermedi e si sono aumentati di nuovo gli stipendi, ora la battagglia è giuridica. Amministrative: domenica i ballottaggi
Elezioni amministrative

Domenica 24 e lunedì 25 giugno gli elettori di Oristano e Alghero si recheranno alle urne per il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative. È la coda di una tornata elettorale che dallo scorso 6 maggio ha interessato i sardi, con i 10 referendum consultivi. Oltre un mese e mezzo fa gli elettori sono stati chiamati a esprimersi circa l’abolizione delle quattro province più recenti, Olbia Tempio, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia-Iglesias, e di quelle storiche, Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, oltre che sull’abolizione dei Consigli di amministrazione di enti regionali, così come sulla riduzione dei consiglieri regionali e dei loro benefit.
 
Il quorum del 33 per cento era superato e i sardi avevano chiesto l’abolizione delle province. Qualche settimana dopo il Consiglio regionale, con un’apposita legge, ha prolungato la vita degli enti intermedi fino al febbraio 2013, in attesa che anche la riforma del governo potesse trovare attuazione.
 
Si è così aperto un dibattito, con tanto di giuristi a confronto, sulla possibilità effettiva di abolizione degli enti intermedi e su quali prospettive dare alle indicazioni giunte dai referendum, con una coda polemica dei giorni scorsi quando, in una seduta notturna, 63 consiglieri regionali hanno votato una nuova modifica delle loro indennità, che ritornerebbero così a salire, dopo i tagli indicati anche dal referendum. Una decisione contestata apertamente da un crescente numero di persone che sabato scorso si sono radunate sotto la sede del Consiglio regionale al grido di “Bregungia!” (vergona).
 
Tuttavia l’assessore degli Affari generali e delle riforme, Mario Floris, ha parlato di una decisione giusta, dato che il taglio agli emolumenti fatti dal Consiglio regionale sono stati tra i più alti d’Italia e ammontavano già a oltre tremila euro lordi a consigliere.
 
Nel frattempo la tornata amministrativa di domenica 10 ha confermato a Selargius, centro dell’hinterland cagliaritano, il sindaco uscente Gianfranco Cappai, alla guida di una coalizione di centrodestra, che ha battuto la candidata di centrosinistra, Rita Corda, nella cui lista erano presenti molti giovani.
 
Altri 61 centri dell’isola hanno un nuovo sindaco, grazie alla miriade di liste civiche che sono state presentate. Per il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo non c’è stata la grande avanzata, anche se ad Alghero e a Quartucciu (Ca), ha piazzato un consigliere comunale, mentre è stata eletta sindaco la candidata del centrosinistra Lalla Pulga.
 
Sullo sfondo però resta il dato preoccupante dell’astensionismo: alle urne si è recato meno del 70 per cento degli aventi diritto, cinque punti in meno rispetto alla precedente consultazione amministrativa, un segnale di malessere che deve interrogare i sardi e spingere, specie i giovani, a seguire l’indicazione che Benedetto XVI ha dato nel settembre 2008 quando, dalla scalinata della Basilica di Bonaria a Cagliari, ha chiesto che in Italia emergesse una «nuova generazione di politici cattolici, dotati di rigore morale e competenza».
Su questo forse occorre davvero investire.

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