Samba do Brasil

Alla nazionale verdeoro il titolo iridato nella pallavolo maschile. Prossimo appuntamento mondiale in Polonia, nel 2014. 
Brasile campione pallavolo

 

Non è facile vincere quando i favori del pronostico sono tutti dalla tua parte. Non è facile gestire la pressione derivante dal fatto che un solo risultato verrà accettato dalla critica e dai tuoi connazionali: la vittoria! Invece il Brasile ce l’ha fatta, e aggiudicandosi il terzo mondiale consecutivo nella pallavolo maschile (2002-2006-2010), ha realizzato un’impresa storica, riuscita prima solo alla nazionale italiana, quella dell’indimenticata “generazione di fenomeni” che vinse i tre titoli precedenti (1990-1994-1998).

 

Vittoria meritata – La finale contro Cuba non ha regalato molti sussulti. Un 3-0 filato via velocissimo, in meno di un’ora e mezzo di gioco. Troppo grande, almeno per il momento, il divario tra gli strafavoriti brasiliani ed i giovani atleti dell’arcipelago caraibico che, quando acquisiranno un pizzico di esperienza in più, diventeranno davvero difficili da battere per tutti. Un mondiale luminoso per la nazionale verdeoro, “macchiato” solo da quella assurda partita a perdere disputata nelle fasi preliminari contro la Bulgaria, giocata male per assicurarsi un cammino teoricamente più facile nella strada che li ha poi portati in finale: vista la loro forza, non ce n’era davvero bisogno!

 

L’esempio del capitano – Una squadra profondamente rinnovata, con molte novità rispetto alla formazione che si impose quattro anni fa in Giappone, composta da alcuni atleti davvero fuori dal comune. Come Giba, il capitano che ha alzato la Coppa davanti ai 12 mila spettatori presenti domenica al Palalottomatica di Roma, e che dopo essere stato il leader in campo per tanti anni (per lui oltre trecento presenze in nazionale), in questo mondiale ha giocato poco, ma non ha mai fatto mancare il suo apporto ai compagni dispensando continuamente incitamenti e consigli. Un fatto assolutamente non scontato, considerato che non è mai facile per chi è stato un grandissimo giocatore accettare di stare in panchina limitandosi quasi esclusivamente a fare da punto di riferimento per il gruppo.

 

Papà Bernardinho – Atleti fuori dal comune come Vissotto, determinante nelle ultime due partite del torneo, come Murilo, premiato miglior giocatore dell’intera manifestazione iridata, o come Bruno, il palleggiatore che deve lottare ogni volta contro i pregiudizi. Eh già, perché questo ragazzo ventiquattrenne è il figlio del tecnico che sta cambiando la storia della pallavolo. Quel Bernardinho che ha cominciato la sua esperienza di allenatore proprio nel nostro Paese (all’inizio degli anni novanta ha allenato prima il Perugia donne e poi il Modena uomini). Quel Bernardinho che in campo non ha mai un momento di tranquillità, ma che poi, finita la partita, si distingue per gentilezza e cortesia. Quel Bernardinho che ha voluto come regista della sua squadra proprio il figlio, attirandosi così gli attacchi dei tanti tifosi e critici brasiliani che non gli hanno ancora perdonato il “fallimento” delle Olimpiadi di Pechino 2008, quando giunse “solo secondo”. Volevano che lasciasse, lui non lo ha fatto. Per fortuna di tutti loro.     

 

Un applauso anche agli azzurri – Appena un anno fa la nostra squadra concludeva un deludente europeo piazzandosi decima. Dodici mesi dopo i ragazzi di Anastasi sono cresciuti e, trascinati dal pubblico amico, sono arrivati ad un passo dalle medaglie. Il quarto posto finale può far storcere la bocca a qualcuno, magari ingolositosi dopo le sette vittorie consecutive che hanno portato gli azzurri sino alle semifinali. Ma bisogna riconoscere che questo risultato, per quello che si è visto in campo, è giusto. Una formazione senza primedonne, che è stata protagonista di un torneo comunque positivo.    

 

Il mondiale maschile dà ora appuntamento ai tanti appassionati di questa disciplina fra quattro anni, quando si giocherà in Polonia. In queste settimane la pallavolo ha divertito ed emozionato. E se alla fine in campo ha vinto il Brasile, fuori dal campo hanno vinto tutti i numerosissimi appassionati italiani che hanno assiepato le tribune. Tifando per la loro squadra, certo, ma sapendo alla fine rendere il giusto tributo a chi ha meritato di più.          

 

 

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