Sacri Splendori a Palazzo Pitti

Da non perdere, fino al 2 novembre, a Firenze, nel museo degli Argenti, un'esposizione che sembra ripercorrere la storia dell’arte occidentale attraverso il culto dei santi e dei martiri e l’autocelebrazione dei potenti
Mostra Sacri Splendori a Palazzo Pitti

Si parla poco, oggi, di arte sacra, forse perché è di moda tacerne. Invece a Firenze a Palazzo Pitti, al Museo degli Argenti, hanno continuato la tradizione espositiva originale e coraggiosa, dedicandosi al Tesoro della Cappella delle Reliquie nello stesso palazzo. Oggi cose come i reliquiari  sembrano d’altri tempi, ma ci si dimentica come una secolare tradizione religiosa, ancora viva, abbia creato capolavori d’arte autentici.

Nel 1563 Bartolomeo Ammannati ragguagliava il duca Cosimo sui lavori nel palazzo e anche nella cappella ottagonale che, il secolo dopo, sarebbe divenuta l’oratorio privato della duchessa Maria Maddalena d’Austria. Chi la visita ora rimane stupefatto dall’equilibrio architettonico, dalla decorazione di tele – una bel Riposo nella fuga in Egitto del Battistello, seguace di Caravaggio – e affreschi ripartiti sui muri e le volte con geometrismo razionale molto fiorentino. Soprattutto si resta meravigliati della ricca collezione di reliquie che la duchessa aveva acquisito e di cui andava orgogliosa. Esse rimasero inalterate fino alla fine del ‘700 quando, tranne una parte, i granduchi lorenesi le destinarono ad altre chiese fiorentine fino a venderne alcune, nell’800, addirittura a Vittorio Emanuele II di Savoia.

La rassegna attuale  ne raccoglie una notevole parte che sfila davanti ai nostri occhi, mostrandoci la devozione dei committenti e le preziosità dell’arte. Si va dagli encolpi – crocette che  si appendevano al collo – paleocristiani, inseriti fra argenti e pietre preziose nel secolo XV  alle cassette eburnee del ‘300, niellate con grazia; dai reliquiari col legno della "vera croce” fra ori e rubini ai trionfi barocchi di splendidi argenti decorati con figure allegoriche; dal reliquiario a forma di tempietto con il Cristo flagellato scolpito al centro al Crocifisso reliquiario del Susini su un modello del Giambologna, elegantissimo sul fusto della croce, all’ex voto di Cosimo II de’ Medici.

Il duca è raffigurato inginocchiato adorante di fronte ad un altare invisibile, apparizione di teatralità religiosa ed esaltazione del potere, con Cosimo che si distende rivestito di ermellino. Insomma, i potenti e la religione, un discorso  molto lungo: basti osservare la tela del Sacconi con Cosimo III in veste di san Giuseppe….

La passeggiata lungo la mostra, divisa in quattro sezioni, è lunga e la sontuosità di sculture, tele, diplomi e arredi i più vari- marmi e ori compresi – balza immediatamente agli occhi e ci attira con il suo fulgore. Sembra di ripercorrere una intera storia dell’arte occidentale – le manifatture tedesche, bellissime! – attraverso il culto dei santi e dei martiri e l’autocelebrazione dei potenti. Di quest’ultimi comunque rimane il ricordo, se non altro perchè hanno reso possibile la creazione di questi tesori. Da non perdere.

 Fino al 2 novembre (catalogo Sillabe, Firenze Musei).

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