Sabotaggi e “terrorismo” tra Kiev e Mosca

Sembra ormai che la guerra russo-ucraina abbia preso una piega risolutamente “asimmetrica”, visto che sul campo non si registrano avanzate decisive né da una parte, né dall’altra
n grattacielo residenziale colpito da un drone durante un massiccio attacco notturno a Kiev, in Ucraina, il 6 giugno 2025, nel contesto dell'invasione russa in corso. Ansa, EPA/SERGEY DOLZHENKO

Da qualche tempo ormai, la Seconda guerra del Donbass – che in realtà è una guerra russo-ucraina, ma anche tra Russia con i suoi alleati e Ucraina spalleggiata dalla Nato – sembra sfuggire ai canoni delle guerre tradizionali, come d’altronde accade ormai anche nel quadrante mediorientale. Guerre asimmetriche, anche per la discesa in campo di un presidente Usa con la sua politica senza certezze e senza logica apparente, se non quella dell’autoreferenzialità a stelle e strisce.

Gli ultimi attacchi ucraini, parzialmente riusciti, sono opera più dei servizi segreti che dell’esercito, mentre i russi paiono un po’ più ingessati, ma con la grande supremazia balistica di lunga gittata. I bombardieri distrutti al suolo da Kiev feriscono certamente la potenza di fuoco missilistica di Mosca, ma non creano soverchi problemi, visto che stiamo assistendo in queste ore a una recrudescenza dei bombardamenti russi su Kiev e su altre città. Anche il plastico fatto esplodere alla base di alcuni pilastri del ponte tra la Crimea e la Russia sembra di poco conto. Ma i contendenti sono attori consumati, e sanno bene che il successo nel cercare di convincere l’immaginario collettivo europeo e mondiale può essere più importante dei danni materiali inferti al nemico con tali azioni di sabotaggio e di “terrorismo” di matrice ucraina; o, al contrario, con le selve di missili provenienti dalla Russia. In ogni caso, tutto o quasi pare asimmetrico in questa guerra, salvo il fronte sul terreno, dove si continua a morire, e molto.

Si attende la risposta di Mosca ai due spettacolari attacchi di Kiev, risposta che è stata addirittura annunciata da Trump dopo un colloquio telefonico col presidente russo, almeno così sembrerebbe, e ci si interroga sulla sua entità e sulla sua natura: che voglia essere una dimostrazione di potenza, nessuno ne dubita, anche perché ormai è nota la permalosità di Putin, che da un quarto di secolo in qua sta solo cercando di vendicare la rovinosa caduta del regime sovietico, in ciò andando incontro al più profondo sentire della popolazione della Russia europea, che vorrebbe vedere la Terza Roma diventare non solo la Seconda – Istanbul è stata scalzata – ma addirittura la Prima. In campo politico si intende, visto che la dimensione religiosa è sostanzialmente asservita al regime di Mosca.

Ma che forma prenderà la vendetta (nella più grande vendetta) di Putin? Sarà una ripetizione su scala ancora più devastante degli attacchi missilistici e con droni offensivi già visti dall’inizio della Seconda guerra del Donbass nel febbraio 2022? È probabile, probabilmente la stiamo già vedendo. Ma si potrebbe pure assistere a un’operazione di intelligence, più a lunga scadenza, attentati a personalità della dirigenza ucraina o a luoghi-simbolo del Paese, magari un attacco alla vena giugulare del traffico da e per l’Ucraina con l’Europa, cioè la ferrovia tra la città polacca di Przemysl e Kiev, finora risparmiata dalla furia russa… Difficile fare previsioni, probabilmente nella mente del presidente russo le varie opzioni sono ancora tutte aperte. Si teme, comunque, che si superino i livelli di guardia, come ad esempio la linea invisibile che finora ha protetto i rispettivi presidenti e le loro famiglie.

C’è pure da tenere presente l’incerta posizione europea, che vede riformarsi il duo franco-tedesco, ma con il nuovo feeling con il governo di Londra, e, forse, con il rientro dell’Italia nel plotone al comando delle operazioni, dopo l’ultimo, lungo colloquio Macron-Meloni. Plotone che sembra voler dettare la politica nella guerra ucraina alla stessa Ursula von der Leyen, in difficoltà ultimamente, anche per via delle accuse sui vaccini contro il Covid. Di fronte all’incertezza statunitense, potrebbe venire alla luce una ritrovata unità d’intenti, che però al momento non ha obiettivi precisi: sembra tramontata l’idea di una forza di interposizione della Ue, cresce l’idea di sostituire le forniture di armi statunitensi annullate con quelle europee (il che solletica non poco i produttori d’armi del Vecchio Continente), visto che è difficile trovare una mediazione tra le parti, essendo l’Europa parte in causa. In ogni caso, gli sforzi in questo momento sembrano concentrati nel tentativo di convincere la Casa Bianca a non abbandonare l’Ucraina, possibile soprattutto dopo gli attacchi ultimi di Kiev che non sono stati preannunciati a Washington: «Che combattano ancora un po’», ha detto Trump. E così si continua a morire per una guerra che i contendenti pensavano di poter vincere sul campo, ma che in realtà è in fase di stallo.

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