Roma e migranti, i motivi di un no

La lettera al Prefetto della sindaca Virginia Raggi, in cui si chiede di porre un freno alla pressione migratoria su Roma, è stata da più parti vista come un tentativo di "recuperare voti a destra". Si impone tuttavia una lettura più attenta di una situazione assai più complessa della capitale
Virginia Raggi ANSA/ANGELO CARCONI

Purtroppo abbiamo già letto, con la tempestività del gatto contro il topo, che la richiesta di moratoria sull’accoglienza dei migranti a Roma fatta dalla sindaca Raggi al Prefetto della Capitale, sarebbe correlata alla sconfitta elettorale alle amministrative dell’11 giugno; nel tentativo di recuperare “voti a destra”. Ammiriamo questa grande capacità di saper leggere ogni avvenimento con un microscopio da fare invidia.

Probabilmente, viste precedenti dichiarazioni sul blog di Grillo (“Ora sui rom si cambia musica”) era iniziata nell’amministrazione a 5 Stelle una riflessione sui temi “caldi”, oltre a buche e rifiuti. Perciò, uscendo da analisi più o meno “sanguigne”, occorrerebbe capire le reali motivazioni della richiesta al Prefetto. Certamente un aspetto centrale non è tanto la mancanza di spazi di accoglienza, visto che Roma non mancherebbe di luoghi e risorse per far fronte all’emergenza. La situazione  nella Capitale è davvero caldissima, e non solo per le temperature di questi giorni: per tutti questi motivi la Raggi ha sottolineato nella lettera inviata al Prefetto che «questa Amministrazione, in considerazione degli elevati flussi di migranti non censiti, auspica che le valutazioni sulle dislocazioni di nuovi insediamenti tengano conto dell’evidente pressione migratoria cui è sottoposta Roma Capitale e delle possibili devastanti conseguenze in termini di costi sociali e di protezione degli stessi beneficiari, evitando di gravare, ulteriormente, sul territorio comunale». Indubbiamente tutto ciò è vero; come esiste, eccome, il problema di sempre maggiori esodi dall’inferno del Mondo.

Interessante la nota stampa della presidente della Croce Rossa di Roma, Debora Diodati. «Credo che occuparsi di accoglienza sia elemento che deve saper coniugare aiuto umanitario e legalità. Roma, d’altro canto, vive una situazione di deficit strutturale sull’assistenza a persone fragili che comprende anche le persone migranti e che necessita di interventi organici. Per questo mi auguro che il sindaco – a cui mi sento di proporre un incontro con le realtà del volontariato – aiuti a gestire al meglio un sistema di accoglienza che necessita del contributo di tutte le Istituzioni. È necessaria, infatti, un’azione di intervento ad ampio raggio sul disagio e le fragilità sociali, economiche e umane».

Forse, evitando una perdita di tempo, occorre fare meno analisi e più fatti. Proprio ieri Papa Francesco nel messaggio per la I° Giornata Mondiale dei Poveri ha concluso dicendo: «I poveri (e qui ci sono tutti, migranti compresi ndr) non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo». Chissà se queste parole daranno una mano alla Raggi e agli altri sindaci nuovi o riconfermati, che si trovano ad affrontare questi e altre situazioni da poco.

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