Roma messa alle strette sui rifiuti

La discarica di Malagrotta va chiusa. Al vaglio possibili (e costosi) trasferimenti all'estero e uno stoccaggio a Pian dell’Olmo, vicino Riano, dove però i residenti si oppongono. Resta anche il problema della (scarsa) raccolta differenziata
Proteste a Pian dell'Olmo contro la discarica

Roma convive da anni con una bomba ecologica pronta a esplodere. L’intera area di Malagrotta, ricca di cave naturali, ha permesso finora di riempire una discarica che detiene il record, in Europa, per dimensioni e capacità. Di rinvio in rinvio, la chiusura è ora imposta dall’esaurimento della capienza di un sito che sopporta il carico dei rifiuti della metropoli e dello Stato della Città del Vaticano. Non si può rischiare di presentare al mondo intero uno spettacolo come quello che ha afflitto Napoli, con i sacchi di immondizia in strada tra il Quirinale e la cappella Sistina.
 
Quella di fine 2012 sarà, dunque, l’ultima proroga possibile, anche se la scadenza elettorale della primavera 2013 lascia presagire la tendenza a rinviare ancora l’attuazione di un piano di rifiuti che ha visto l’avvicendamento di giunte regionali, comunali e provinciali, nonché di commissari nominati in via straordinaria.
 
Di fatto, a Roma non è partita in maniera convinta e convincente quella raccolta differenziata porta a porta che permette, tramite riuso e riciclo, di ridurre al minimo la necessità di nuovi siti per il conferimento dei rifiuti. Per raggiungere l’obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata, prefissato per fine 2012, occorre un impegno straordinario, anche tramite, come chiede il Wwf, una eco-tassa in grado di premiare comportamenti virtuosi. La percentuale attuale di differenziata è bloccata, invece, sul 20 per cento. I soldi ci sarebbero visto che, ricorda Legambiente, il servizio dell’Ama viene fatturato ogni anno, secondo le bollette emesse, 719 milioni di euro.
 
Ultimatum della Commissione europea
Secondo un comunicato stampa emesso il 31 maggio 2012 dalla Commissione europea, le discariche situate nel Lazio non prevedono un adeguato pretrattamento dei rifiuti e quindi operano in violazione della normativa Ue, finendo per diventare «una seria minaccia alla salute umana e all’ambiente». Per questi motivi, «su raccomandazione del commissario all’ambiente Janez Potočnik, la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato all’Italia nel quale si richiede l’adempimento entro due mesi. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di adire la Corte di giustizia dell'Unione europea».
 
Una situazione intollerabile che giustifica la reazione di comitati locali, che hanno il timore di trovarsi vicino casa una discarica «provvisoria» destinata, come già avvenuto, a restare permanente. Per scongiurare una localizzazione accanto al sito archeologico di Villa Adriana, patrimonio Unesco, è sceso in campo direttamente il professor Lorenzo Ornaghi, ministro della Cultura, palesando uno scontro di poteri con il prefetto di Roma Pecoraro. L’alto funzionario ha abbandonato l’incarico di commissario per l’emergenza rifiuti, senza tralasciare di dichiarare che il problema resta in carico alla città di Roma, che corre il rischio di essere sommersa di rifiuti per carenza di luoghi adeguati di raccolta di ciò che tecnicamente viene definito “tal quale”, e cioè il rifiuto non differenziato. Come è avvenuto nell’emergenza napoletana, potremmo vedere gli scarti romani caricati per lo smaltimento, con costi immaginabili, su treni speciali con destinazione Olanda o Germania.
 
Il dilemma originato dal disimpegno civile
Il nuovo commissario straordinario, il prefetto Sottile, ha individuato, con una conferenza pubblica che si è svolta nei giorni scorsi, il sito di Pian dell’Olmo, a nord della provincia vicino Riano, come adatto alla nuova discarica, provocando la reazione dei residenti che, già all’erta fin dalla vigilia della decisione, hanno manifestato il proprio dissenso, con blocchi stradali, davanti al ministero dell’Ambiente e bloccando la circolazione sulla Flaminia e Tiberina, per ricordare i vincoli idrogeologici esistenti e già riscontrati in sede di studi preventivi.
 
La vertenza della popolazione interessata ha le caratteristiche per ricevere un sostegno di personaggi noti, come è avvenuto per Villa Adriana. La scelta, e c’è chi parla di “roulette russa”, potrebbe orientarsi su altri luoghi già esposti per anni al carico del pericolo ambientale come, ad esempio, Monte Carnevale, non lontano da Malagrotta che attende, invece, di essere bonificata e messa in sicurezza.
 
Anche per questo sito i comitati di cittadini possono esibire studi e rilevazioni dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Non è diversa la situazione per Pizzo del Prete-Palidoro, non lontano dall’ospedale pediatrico del Bambin Gesù.
 
Un vero dilemma che potrebbe portare a scelte forzate, come l’utilizzo di località protette da segreto militare, che comunque non risolverebbero la carenza di quella gestione responsabile dei rifiuti che caratterizza la vita delle città moderne. Il rischio resta quello di porre in competizione tra loro le diverse realtà territoriali, facendo soccombere la rappresentanza più debole.
 
Sullo sfondo resta il dibattito, sempre aperto e trasversale, si veda il caso Parma, tra i sostenitori dell’opzione “rifiuti zero”, che chiedono investimenti reali su differenziata e compostaggio, e quelli a favore della chiusura del ciclo tramite la cosiddetta termovalorizzazione. La vera fonte di pericolo rimane, comunque, la distrazione e la disattenzione di molti cittadini verso i beni pubblici, che spalanca le porte a chi si giova della confusione per ricavarne un tornaconto personale.
 

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