Il ritorno in grande stile del Milan

Dopo un decennio anonimo il glorioso club rossonero sembra aver imboccato la strada giusta per tornare a far parlare di sé nel calcio che conta. La ricetta? Tanti giovani di talento e un grande leader a trascinarli
Zlatan Ibrahimović (AP Photo/Luca Bruno)

La domanda che tanti tifosi e addetti ai lavori si pongono, a questo punto, è una: il Milan durerà? Soltanto un indovino potrebbe rispondere con certezza a quesiti così a lungo termine: i numeri dei rossoneri da giugno a oggi, però, sembrano dare un’idea di quello che potrebbe succedere nei mesi a venire. A partire dalla ripresa dello scorso campionato, avvenuta a giugno dopo tre mesi di sospensione legati alla pandemia di Covid-19, il Diavolo non si è più fermato, inanellando statistiche da record. La stagione 2019-2020 si è conclusa con una volata finale fatta di 9 vittorie e 3 pareggi: un’accelerazione che ha portato la squadra di Stefano Pioli da un anonimo centro classifica al sesto posto. L’inizio della nuova annata è ancor più deflagrante: 7 successi e 2 pari nelle prime 9 giornate, in aggiunta a un primato solitario con 5 punti di vantaggio sulle prime inseguitrici Inter e Sassuolo.

Rossoneri, numeri da capogiro

Cifre eclatanti che non possono certo essere frutto del puro caso, a disegnare un cammino che addirittura è superiore agli ultimi due Milan scudettati. La squadra che ha vinto il diciottesimo scudetto nel 2010-2011, guidata da Massimiliano Allegri, aveva inanellato 17 punti alla nona giornata: quella di Carlo Ancelotti, nell’ormai lontano 2003-2004, ne aveva messi assieme 21. Zlatan Ibrahimovic e compagni, fra l’altro, sono diventati anche una macchina da gol inarrestabile, dato che segnano ininterrottamente da 29 partite, eguagliando un primato risalente addirittura alla stagione 1972-73. C’erano Cesare Maldini in panchina, Nereo Rocco nelle vesti di direttore tecnico e Gianni Rivera con la fascia da capitano al braccio: figure mitiche che, in un certo senso, danno anche la misura dei traguardi che sta raggiungendo questo gruppo.

Pioli, Ibra e progetto giovani: i tre capisaldi del Milan

Come può una squadra prima circondata da scetticismo e ironia diventare in così breve tempo un meccanismo quasi perfetto? Il grande cambiamento è arrivato alla fine del 2019, in due tappe: la prima è l’arrivo in panchina di Stefano Pioli, la seconda il ritorno in grande stile di Zlatan Ibrahimovic. L’ex tecnico di Inter e Fiorentina viene chiamato al capezzale del Milan il 9 ottobre, dopo la fine della traumatica esperienza di Marco Giampaolo. Il suo compito era quello di dare anima e grinta a una squadra svuotata e abulica, rilevata ai margini della zona retrocessione. La fiducia nei suoi confronti era quasi nulla, dato che la piazza avrebbe voluto un Luciano Spalletti non riuscito a svincolarsi dall’Inter. Gli esoneri in successione alla guida di Bologna, Lazio, Inter e Fiorentina, poi, non erano considerati come un buon viatico.

L’inizio è a ritmi lenti: il Milan segna poco, perde tutte le sfide con le prime della classe ma gradualmente migliora a livello di identità tattica e coesione. A metà dicembre arriva poi l’ufficializzazione del rientro alla base di Ibrahimovic: a 39 anni suonati lo svedese, reduce da un’esperienza nel calcio a stelle e strisce, crede di poter aiutare Pioli e il direttore tecnico Paolo Maldini a dare la giusta spinta per far decollare una squadra dall’età media bassissima. Il suo impatto è deflagrante: 10 gol in 18 partite nella scorsa stagione, altre 10 reti nell’annata appena iniziata, ma in sole sei partite disputate. Il suo enorme carisma e la maniacalità nel raggiungere ogni obiettivo prefissato hanno rappresentato il giusto propellente per far dare il massimo a un manipolo di giovani di talento.

Gianluigi Donnarumma, classe 1999, è già tra i migliori portieri al mondo: il capitano Alessio Romagnoli ha soltanto 25 anni, aiutato nella crescita dal vichingo Simon Kjaer, difensore danese di lungo corso. Il terzino mancino Theo Hernandez e il metronomo Ismael Bennacer sono nati nel 1997: in mezzo al campo, oltre al “veterano” Franck Kessie (nato nel ’96), scalpita Sandro Tonali, classe 2000 che i rossoneri hanno strappato alla concorrenza di Juve e Inter. Le punte esterne Rafael Leao e Alexis Saelemaekers hanno compiuto 21 anni a giugno e migliorano a passi da gigante. Alle spalle del trequartista Hakan Calhanoglu, quasi anziano con le sue 26 primavere, preme il talento cristallino di Brahim Diaz, altro classe ’99 che ha già offerto lampi di classe cristallina. Dopo dieci anni di bocconi amari il Milan sembra finalmente pronto a recitare un ruolo da protagonista sul palcoscenico del calcio italiano.

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