Riscaldamento dei mari, nuovo record. Allarme per il Mediterraneo

Il 2021 è stato l’anno con alte temperature degli oceani. Il riscaldamento dei mari rinforza tempeste, uragani e piogge violente  
Riscaldamento mari (AP Photo/David Goldman, File)

Gli oceani non sono mai stati così caldi. Da uno studio internazionale arriva il nuovo allarme sul cambiamento climatico legato ai mari. Nel 2021 le temperature hanno toccato valori mai raggiunti nella storia. Si tratta dell’ennesimo aumento per il sesto anno consecutivo e tra tutti il Mar Mediterraneo è il bacino che si riscalda più velocemente.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista internazionale Advances in Atmospheric Sciences la variazione del contenuto termico degli oceani nel 2021 è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno. Alla ricerca hanno partecipato 23 ricercatori di 14 istituzioni tra cui l’INGV, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e l’ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

Il nuovo record – spiegano i ricercatori – è stato toccato nonostante nel 2021 si sia manifestato il fenomeno conosciuto come La Niña (temperature insolitamente fredde della superficie del mare nell’Oceano Pacifico centrale e orientale intorno all’equatore) che ha contribuito a limitare il riscaldamento nell’oceano Pacifico.

Il riscaldamento sempre più veloce degli oceani dipende direttamente dall’uomo e dai suoi comportamenti.

Per il Mar Mediterraneo oltre i dati preoccupanti di questo report si affiancano quelli del monitoraggio della temperatura nei mari Ligure e Tirreno, ripreso nel 2021 nell’ambito del progetto MACMAP dell’INGV in partnership con ENEA. Dal 1999, sfruttando navi commerciali che percorrono la rotta tra Genova e Palermo, sono stati acquisiti dati di temperatura che hanno consentito di analizzare le variazioni termiche nel tempo.

Le temperature record nel 2021 hanno toccato tutti gli oceani del mondo nei primi 2000 metri di profondità. Il caldo degli oceani rinforza le tempeste, gli uragani e le piogge estreme con il conseguente rischio di gravi inondazioni. Oltre a questo l’acqua più calda arriva a devastare le calotte glaciali della Groenlandia e dell’intera area antartica che perde circa un trilione di tonnellate di ghiaccio l’anno. La conseguenza va da sé: un aumento del volume e quindi del livello del mare.

E tutto questo, senza considerare gli effetti biologici: l’acqua più calda è meno ricca in ossigeno influisce sulla catena alimentare, così come acqua con acidità più elevata ha effetti anche pesanti sulle forme viventi.

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