Riprende la protesta dei pastori

Contestazioni all'operato della Giunta accusata di favorire gli industriali e non i produttori. Il presidente Cappellacci: «i provvedimenti favoriscono i prodotti locali»
Pastori sardi

Si è conclusa nel primo pomeriggio di ieri la protesta dei mille aderenti al Movimento pastori sardi che aveva bloccato la raffineria Saras a Sarroch. La ripresa della lotta del movimento, guidato da Felice Floris, è arrivata dopo l’approvazione da parte del Consiglio Regionale di un disegno di legge che di fatto, secondo i pastori, ha cancellato gli accordi delle scorse settimane e che prevedevano un aiuto diretto alle aziende in crisi attraverso il ricorso ai finanziamenti in regime di de minimis.

 

Le divisioni tra le organizzazioni di categoria ha portato a diverse prese di posizione, anche se il Movimento di Floris ha annunciato la ripresa della lotta lì dove si era fermata, dopo il primo accordo con la giunta Cappellacci. «Dopo questa di Sarroch – ha dichiarato Floris – pian piano ci faremo sentire ancora, perché la politica ci deve ascoltare e non deve prenderci in giro come ha fatto con quanto uscito dal Consiglio regionale». Una posizione contestata dall’assessore all’Agricoltura Andrea Parato che ha chiesto di cessare le proteste. «Il momento della protesta, che sia di Coldiretti e Cia o del Mps, – ha detto Prato – deve finire. Attendiamo gli effetti della legge sull’agricoltura e chiediamo a tutti di avere pazienza. I provvedimenti sono già partiti e sono più incisivi di quelli richiesti». L’esponente della Giunta regionale, ha citato alcuni dati che considera emblematici della situazione del settore. «Il 65% del formaggio grattugiato consumato sulle nostre tavole arriva da fuori. Solo il 20% dei prodotti consumati è sardo, l’80% arriva da fuori, in Veneto per esempio la percentuale del consumo locale è del 40%», ha spiegato l’assessore. «Spendiamo 72 milioni per le mense degli ospedali e 20 milioni per le derrate dei prodotti sardi nelle scolastiche. È un quadro vergognoso, che dimostra la necessità di invertire una tendenza consolidata da anni».

 

Ed è qui però che le organizzazioni agricole contestano la Regione. Gli interventi previsti non vanno nella direzione di sostenere gli allevatori ma i trasformatori, quindi agli industriali da sempre nel mirino dei pastori, perché accusati di lucrare sul prezzo di acquisto del latte.

 

La protesta poi, ha interrotto un convegno organizzato dai Consorzi del pecorino romano, del fiore sardo e del pecorino sardo, con tanti studenti presenti. Un atteggiamento che ha indispettito il presidente della regione Cappellacci, che continua a sostenere che la Giunta ha mantenuto gli impegni presi e con il contributo del Consiglio è andata anche oltre. «Ora siamo entrati nella fase di attuazione delle disposizioni approvate – ha detto tra l’altro il Presidente – ed occorre la collaborazione di tutti per arrivare agli obiettivi fissati. Occorre responsabilità e maturità nei comportamenti. A maggior ragione quando si è in presenza di scolaresche, dinanzi alle quali certe evitabilissime sceneggiate sono a dir poco riprovevoli». Insomma il clima non è di certo sereno e si prospettano altri giorni di lotta e di passione per chi oramai alla canna del gas ha ben poco da perdere. Gli allevatori continueranno la protesta, non per capriccio o per chiedere continui aiuti: hanno bisogno che il loro lavoro venga degnamente ricompensato, come accade per chiunque si cimenti in un’attività.

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