Rinascita tricolore

Momento magico per gli azzurri degli sport invernali. Nelle ultime due settimane successi nello sci di fondo, nello sci alpino e ai mondiali di snowboard. Non mancano le difficoltà: strutture sportive adeguate per l'allenamento e finanziatori per chi non è inserito in un corpo militare
Elena Fanchini sciatrice

Appena un anno fa, in occasione delle Olimpiadi invernali disputate a Sochi, in Russia, l’Italia aveva toccato probabilmente il punto più basso della sua lunga e gloriosa storia a cinque cerchi: zero medaglie d’oro e ventiduesimo posto nel medagliere complessivo. Un risultato profondamente deludente, specchio di un momento veramente difficile attraversato dai nostri rappresentanti delle discipline degli sport invernali. Oggi però, a soli dodici mesi di distanza, molto sembra essere improvvisamente cambiato. A inizio stagione i primi buoni risultati per lo sport azzurro sono arrivati nello short track, con la nostra Arianna Fontana capace di ottenere cinque piazzamenti sul podio nelle prime due tappe di coppa del mondo di questa spettacolare disciplina. In seguito, a far notizia sono state le buone prestazioni di Dominik Fischnaller nello slittino, e soprattutto la crescita imponente delle nostre ragazze del biathlon, ormai costantemente ai vertici della specialità, con una Dorothea Wierer capace di ritagliarsi un ruolo di primo piano tra le big di questo sport (dopo l’ultimo fine settimana di gare la nostra atleta è quinta nella classifica generale di coppa del mondo).

Ai buoni risultati ottenuti nel curling (con la storica quarta posizione della squadra maschile ai campionati europei), e nel pattinaggio di velocità (dove Andrea Giovannini è ormai stabilmente tra i migliori interpreti della “mass start”), hanno poi fatto seguito i primi acuti nello sci alpino, soprattutto per merito di Dominik Paris in campo maschile (un protagonista assoluto delle prove di discesa e superG), e di Federica Brignone in quello femminile (quasi sempre tra le migliori nello slalom gigante). Così, a questo punto della stagione, quando nella maggior parte delle discipline degli sport invernali si devono ancora disputare i rispettivi campionati del mondo, i nostri rappresentanti hanno già conquistato trentacinque podi in prove di coppa del mondo (di cui ben dieci successi). Risultati di tutto rispetto considerando che sono stati ottenuti in otto diverse discipline: dallo sci alpino allo sci di fondo, dal pattinaggio artistico a quello di velocità, dallo short track allo slittino, dallo snowboard al biathlon.

Nelle ultime due settimane, in particolare, abbiamo assistito ai prestigiosi successi di Federico Pellegrino e Roland Clara, capaci di aggiudicarsi rispettivamente la prova sprint a tecnica libera e la scalata del Cermis del Tour de Ski, forse la più importante kermesse dello sci di fondo dopo i campionati del mondo. Poi, nello sci alpino, sono arrivate le vittorie di Stefano Gross in campo maschile (nel classico slalom di Adelboden), e di Elena Fanchini (vincitrice nella prima delle due discese libere disputate a Cortina nell’ultimo weekend). Infine, ai mondiali di snowboard in corso di svolgimento in Austria, è stata la volta di Luca Matteotti, medaglia d’oro nella spettacolare prova di cross (e nella stessa gara, in campo femminile, è arrivata anche una medaglia di bronzo per merito della diciannovenne Michela Moioli). Difficile dire se siamo davvero davanti a una “rinascita” degli azzurri impegnati negli sport che si disputano su ghiaccio e neve, è certamente presto per esaltarci, ma intanto quel che colpisce di più è che questi ultimi buoni risultati per lo sport italiano siano arrivati nonostante i nostri ragazzi e le nostre ragazze debbano spesso districarsi tra non poche difficoltà. 

Perché, oltre alle complicazioni legate allo scarso reclutamento (molte specialità fanno davvero i miracoli per riuscire a competere con le corazzate di altri Paesi dove il numero dei praticanti è infinitamente superiore), per i nostri atleti ci sono sovente anche altre difficoltà. Ci sono difficoltà logistiche, ad esempio, come quelle che incontrano i nostri pattinatori di velocità che, per poter competere con i migliori atleti di questo sport, devono spesso trasferirsi all’estero. «Per poterci allenare adeguatamente sul ghiaccio prima dell’inizio della stagione agonistica – ha spiegato l’emergente pattinatore Andrea Giovannini – siamo rimasti fino a fine ottobre a Inzell, in Germania, visto che in Italia non abbiamo una pista al coperto. Poter avere una pista indoor – ha aggiunto – sarebbe fondamentale per crescere ulteriormente». E in molti casi ci sono anche difficoltà economiche, soprattutto per chi non fa parte di qualche gruppo sportivo militare e, per mettere da parte le spese per poter gareggiare, deve fare anche altro oltre che lo sportivo “professionista”. «Se non troveremo un gruppo sportivo entro fine anno, dovremo smettere», hanno confermato i giovanissimi altoatesini Florian Gruber e Simon Kainzwaldner, specialisti della prova di doppio dello slittino, ottimi quinti classificati nella gara di coppa del mondo disputata a Igls (Austria). Lo sport da solo non assicura loro un futuro, e per guadagnarsi da vivere attualmente uno fa il carpentiere e l’altro il falegname.

Fa il falegname anche Mirko Felicetti, terzo classificato nello slalom parallelo di snowboard disputato a dicembre a Montafon (in quell’occasione a vincere fu il compagno di squadra Roland Fischnaller), mentre Christoph Mick, altro azzurro salito a inizio anno sul podio sempre dello snowboard (terzo nello slalom parallelo di Bad Gastein), lavora come cuoco nel ristorante di famiglia. Insomma, animati soprattutto da una grande passione, i nostri ragazzi si stanno davvero ben comportando, entusiasmando con le loro imprese i tanti appassionati di sport invernali del Belpaese.

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