Riflettori puntati sul clima

L’attenzione dei media internazionali sulla conferenza sul clima in corso a Parigi. Le proposte dei leader della Terra per un’emergenza sempre più preoccupante
Cop 21

Au charbon! È con un gioco di parole – “al carbone” sta ad indicare il lavoro in miniera, e quindi può essere interpretato sia come “al lavoro!” che come “addosso al carbone!” – che Liberation apre oggi la sua edizione cartacea. I giornali francesi, come naturale, sono quelli che più danno copertura alla conferenza sul clima in corso a Parigi: ed è proprio Liberation uno dei più assidui nel farlo, con una serie di post in diretta del suo inviato. Tra i più significativi troviamo quello che mette a confronto l'intervento del presidente della Guinea Alpha Condé, «che ha ricordato che il suo Paese, uno dei più poveri del pianeta, è messo di fronte alla doppia sfida dello sviluppo e della lotta ai cambiamenti climatici […] e ha denunciato i costi della deforestazione», e quello della neopremier polacca, Beata Szydlo, «di cui il meno che si possa dire è che non figura esattamente tra i leader più impegnati. E così questo Paese carbon-dipendente ha tentato di fare bella figura dichiarando che destinerà otto milioni di euro su quattro anni alla lotta al cambiamento climatico. Uno choc di contrasti».

 

Le Monde, oltre a fare un resoconto della giornata di ieri, dedica un articolo a «Le grandi questioni dimenticate della Cop21»: l'oceano, «uno dei grandi assenti delle negoziazioni sul clima: e il ministro dell'ecologia Ségoléne Royale si è rallegrata che questo tema sarà affrontato per la prima volta in vent'anni»; e poi la biodiversità, i rifugiati climatici, la sicurezza alimentare, sottolineando come «la Banca Mondiale ha ricordato che la povertà e i cambiamenti climatici sono strettamente legati». Più disincantato infine Le Figaro, che come didascalia alla foto di gruppo dei leader mondiali riuniti a Parigi titola «Clima, le migliori intenzioni del mondo»: un titolo che tradisce lo scetticismo in merito ai reali risultati che il summit potrà ottenere.

 

Il grande ospite della giornata di ieri è stato però il presidente Obama, e infatti i giornali d'oltreoceano non hanno mancato di darvi risalto. Il Washington Post sottolinea come «Obama ha scelto di legare il ricordo che lascerà di sé alla lotta contro i cambiamenti climatici, e ha quindi colpito nel suo discorso con toni particolarmente tetri nel descrivere i pericoli di un pianeta surriscaldato da cui “nessun Paese è immune”». Un impegno che vede la sua controparte anche in patria, dato che l'intervento di Obama è arrivato nel giorno in cui «alcuni funzionari del governo hanno annunciato l'avvio di un'iniziativa per finanziare la ricerca sulle energie alternative che coinvolge 20 Paesi, insieme ad una simile lanciata da Bill Gates e 27 tra i più ricchi investitori privati a livello mondiale».

 

Il New York Times, inoltre, mette insieme numerose voci soprattutto del campo scientifico nell'articolo «Un percorso dietro alla conferenza di Parigi». La domanda di fondo è «Che aspetto dovrebbe avere un programma davvero efficace per combattere i cambiamenti climatici?», e citando il Deep decarbionisation pathways project sottolinea come «uno dei risultati più importanti di questa ricerca è che le tecnologie di cui oggi disponiamo, per quanto sufficienti ad iniziare un processo di cambiamento, non sono sufficienti a finirlo. Questo significa, sottolineano gli esperti, che è necessario un maggiore impegno nella ricerca».

 

Anche El Paìs, per quanto i giornali spagnoli siano in questi giorni “monopolizzati” dalle elzioni amministrative in arrivo, danno spazio alla Cop21; e oltre a fare il punto sugli interventi edi leader di Usa, Cina e India, dà spazio alla voce dello stesso segretario generale dell'Onu Ban ki Moon. Nel lungo editoriale «Ciò che mi aspetto dalla conferenza sul cambiamento climatico», la frase più pregnante è forse questa: «Il riscaldamento globale non ha passaporto. Le emissioni in qualunque luogo riguardano tutti, e nessun Paese può affrontare questa sfida da solo. Solo grazie alle Nazioni Unite possiamo rispondervi».

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