Relazioni con minori: i dati di Save the children

Allarmante il risultato dell’indagine. Il 38 per cento degli italiani le considera accettabili e qualcuno persino formative. Sintomo di un atteggiamento culturale che non aiuta, nonostante gli sforzi normativi, a combattere la pedofilia
Sesso con i minori: i dati di Save the children

È stato reso noto in questi giorni l’allarmante risultato dell’indagine Ipsos di Save the Children sul pensiero degli italiani circa il sesso con i minori di età. Il sesso con i minori, da quanto emerge dall’indagine, è «accettabile» per oltre un italiano su tre, il 38 per cento per la precisione. Il 28 per cento degli adulti ha tra i propri contatti degli adolescenti che non conosce personalmente, mentre l'81 per cento pensa che le interazioni sessuali tra adulti e adolescenti siano diffuse e trovino terreno fertile su Internet. Inoltre un italiano su dieci attribuisce la colpa dell'iniziativa di contatto proprio agli adolescenti.

Secondo il 48 per cento degli intervistati i ragazzi di oggi sono più disinvolti degli adulti nel loro approccio, nonché (per il 61 per cento) sessualmente più precoci. Per il 36 per cento, però, sono impreparati a gestire una relazione matura. C'è anche un 1 per cento che sostiene che un rapporto sessuale con un adulto può essere formativo per il minore. Comunque per il 51 per cento del campione gli adulti che fanno sesso con gli adolescenti sono o «irresponsabili» o «emotivamente immaturi».

L'indagine è stata effettuata a gennaio su un campione di 1.001 adulti tra i 25 e i 65 anni in occasione del Safer Internet day 2014, la giornata dedicata dalla Commissione europea alla sensibilizzazione dei più giovani a un corretto e consapevole uso della Rete. Tra i dati interessanti, anche quello che rivela che tra gli over 45, il 37 per cento del campione usa la Rete (soprattutto i social network) per colmare il vuoto affettivo e conoscere persone disponibili a fare amicizia o ad intrattenere un rapporto amoroso.

I dati rappresentano uno scenario inquietante, perché sintomatici di un diffuso fenomeno culturale che sembrerebbe, se non legittimare, quantomeno favorire, la pedofilia. Due dati di assoluta gravità emergono, su tutti gli altri,  dall’indagine. Lascia perplesso, prima di tutto, il dato percentuale, sia pur esiguo, di chi sostiene che i rapporti sessuali con i minori siano «formativi»; e poi l’attribuzione di colpa ai minori che prendono l’iniziativa, riconoscendo, implicitamente, agli adolescenti una maturità psicofisica e una capacità di autodeterminazione che è incompatibile con la minore età.

La preoccupante indagine interviene, tra l’altro, in un momento in cui il legislatore italiano, recependo con la L. n. 172/2012 la Convenzione del Consiglio europeo di Lanzarote,  che combatte la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minorenni, mira a prevenire e punire l’attività di adescamento dei minori anche mediante l’utilizzo di Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione. Si avverte quanto, in materia di tutela dei minori, manchino dei riferimenti culturali univoci e questo non può che vanificare ogni, sia pur efficace, strumento normativo con finalità di prevenzione degli abusi. E se questo riferimento, attorno al quale far ruotare tutto il resto, fosse proprio l’esclusivo interesse del minore?  

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