Regolare le unioni gay non significa matrimonio

Molta confusione sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che invita l’Italia a trovare una forma di riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso. L’accordo in Parlamento non è impossibile
unioni gay

Quanto inchiostro stamani viene dedicato sui giornali italiani alla sentenza della Corte di Strasburgo che invita l'Italia a regolare le unioni tra persone dello stesso sesso, come previsto dall'articolo 8 della Costituzione europea.

Non viene però richiamato un altro articolo, il 12, che più direttamente parla del matrimonio, che non viene considerata materia in discussione, riservato com'è a persone di sesso diverso. C'è molta ideologia in giro, molte posizioni preconcette. 

In Parlamento si sta discutendo la proposta Cirinnà. Qualcosa nella legge sta cambiando nel corso dell'iter parlamentare di commissione. Credo che si possa giungere a un buon accordo, se si vorrà evitare di usare questo disegno di legge sulle unioni civili come “cavallo di Troia” per introdurre l'equiparazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso con quello eterosessuale e per sdoganare l'istituto delle adozioni per coppie dello stesso sesso.

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