Regione all’amatriciana

Quanto accade alla Regione Lazio è gravissimo, anche se purtroppo non si tratta di un caso isolato. Un po’ di umorismo in questi casi serve, e non se ne abbiano a male i protagonisti…
Renata Polverini - Regione lazio

Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, fin dall’alba della nuova legislatura alla Regione Lazio è stata un’ariaccia. Se ben ricordiamo  ci fu l’annullamento delle liste Pdl della Provincia di Roma per causa (ufficiale) ritardo della delegazione, mentre i soliti maligni vociferarono che erano altri i problemi a monte (leggasi candidature). E, seppur vincendo, la Renata laziale (non solo geograficamente, ma anche calcisticamente) dovette sudare varie camice per formare una giunta equilibrata delle forze politiche in campo, con qualche rimpastino qua e là. Da allora alla Pisana, quartier generale della Regione Lazio, non è mai tornata aria di brezza. Ma forse la presidente ex sindacalista non immaginava il bouquet che le avrebbe offerto Fiorito capogruppo Pdl in Consiglio regionale con una gestione dei fondi a disposizione del gruppo di tipo allegro andante. Uno dei paradossi della vicenda, purtroppo già vista e già letta in svariate assisi elettive, è che sul piano giudiziario, visto che le norme sull’attribuzione dei fondi ai gruppi della Regione Lazio sono un po’ confuse, si potrebbe scoprire che non si tratta di atteggiamenti penalmente rilevanti.

L’ex sindaco di Anagni, cittadina che nella storia ne ha già presi di schiaffi, noto col soprannome di Batman, l’avrebbe buttata in caciara, noto detto laziale, chiamando a correo i colleghi perché lui i soldi li avrebbe dati a tutti. Ci chiediamo se la giustificazione diminuisca l’indignazione o l’aumenti.

A dire il vero in questi giorni i paradossi alla Regione Lazio sono infiniti. Infatti il presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese ha rilasciato un'intervista alla Stampa che ha fatto il giro d’Italia, difendendo a spada tratta l’uso di due cosiddette auto blu con autista, giustificando: «Perché è un mio diritto. Uno dei benefit che spettano alla mia carica istituzionale». Giustificazione? «Io vivo a Cassino, è lì che ho la famiglia. E quindi ogni giorno faccio avanti indietro Cassino-Roma-Cassino e nel weekend a Cassino devo curare il mio collegio elettorale». Alla timida domanda del giornalista – «Non può usare la sua auto?» – risposta piccata: «Ma io sono il presidente del Consiglio regionale! Ho un ruolo da mantenere». All’ardire del giornalista se avesse sentito parlare di austerity il baldo presidente cassinate: «Eccome se ho sentito!». Beata innocenza.

Ma in questo tourbillon in salsa amatriciana la nostra Renata vestita l’armatura del cavalier senza macchia e senza paura convoca una seduta straordinaria del Consiglio regionale, non disdegnando una spruzzatina di enfasi, attacca tutti, batte i pugni, chiede scusa a tutti persino agli operai della Fiat (?) che, chiamatela sorte, lavorano anche a Cassino città abbaziale e dalle doppie auto blu.

Poi giù la forbice per tagliare assessori, commissioni, auto blu e chi più ne ha più ne metta.
Vi è stata una standing ovation virtuale da Montecitorio a Palazzo Madama e persino dalla Puglia vendoliana.
Ma rimane qualche domanda: ma dove erano presidente, assessori, i consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione mentre milioni di euro svolazzavano qua e là passando da ostriche e champagne e forse anche tra tarallucci e vino? Ma non sarebbe stato un accorciamento dell’enorme distanza tra le stanze del potere e cittadinanza dare un taglio non solo alle spese ma anche agli incarichi regionali per ricominciare la partita?

Forse saranno domande che rimarranno. Ma per ora alla Regione Lazio Polverini eravamo e Polverini ritorneremo.

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