Referendum, la parola ai lettori

Riportiamo il contributo di Mario Damiano, a proposito dell'appuntamento referendario di ottobre, che si chiede se il nuovo sistema decisionale è adeguato, funzionale alla nostra partecipazione all’Unione Europea?
Europa Ansa

A proposito delle Riforme Costituzionali tutti vogliono l’Europa ed anche cambiarla: chi governa e chi è all’opposizione. La campagna elettorale pro e contro il cambiamento costituzionale vede un dibattito senza alcun riferimento alla nostra partecipazione agli Stati Uniti d’Europa. Tanti si domandano: “il nuovo sistema decisionale è adeguato, funzionale alla nostra partecipazione all’Unione Europea”?

L'UE è una organizzazione sovranazionale e l’Italia, come altri Stati che ne fanno parte, hanno rinunciato alla loro sovranità, divenendo così stati Membri e condividiamo la nostra sovranità, convinti che la sovranità indivisa ha portato a due guerre mondiali. In quadrata così la cosa, le Riforme costituzionali non possono eludere quest’aspetto, perché il buon funzionamento di uno Stato singolo si ripercuote sugli altri. Perciò non possiamo fare ciò che piace o accontentare questo o quel gruppo politico, ma ciò che realizza maggiore funzionalità, la partecipazione e la gestione nella UE, dove molte politiche sono decise consensualmente (politica economica ed altre da realizzare). Siamo ormai interdipendenti. L’enorme debito pubblico italiano non è solo un problema nazionale ma collettivo, occorre allora riflettere sul nostro sistema istituzionale, che in Europa manifesta un’enorme debolezza. Le direttive europee per gli Stati Membri, inerenti l’obiettivo di policy che i singoli stati debbono raggiungere, lasciano ad essi la decisione circa le modalità di realizzazione ed i dati, forniti dalla Commissione europea circa la trasposizione delle proprie direttive nelle singole legislazioni nazionali, vedono l’Italia all’ultimo posto con un deficit più del doppio rispetto (1,6%) alla media (0,7%) degli altri 27 Stati membri.

Il nostro Paese ha un sistematico ritardo nell’adeguare la legislazione nazionale alle norme europee, con conseguenze negative sugli operatori economici, operanti tra noi, oltre che sulle finanze pubbliche per le multe da pagare a causa dei ritardi. Occorre pertanto modificare il nostro sistema decisionale, renderlo più leggero, sciolto e breve ed esposto a continui veti che, con il paravento della democrazia, servono per nascondere interessi di gruppo o personali e ciò senza far venir meno la democrazia. Bisogna riformare il Bicameralismo perfetto – ricondurre ad una sola Camera il rapporto fiduciario tra il governo e potere legislativo – o diversificare le Camere e ridurre del 50% il numero dei deputati e senatori- razionalizzare il rapporto tra Stato centrale e regioni per meglio controllare le politiche di spesa – ( le regioni dovrebbero spendere quanto guadagnano e se lo Stato interviene per aiutare a crescere, deve controllare il come e cosa si spende, come in una famiglia ed accorparne alcune per affinità……). Occorre, in breve, Adeguare il nostro sistema decisionale alla logica dell’Integrazione Europea. Invece nei dibattiti pro/contro assistiamo alla preminenza della politica nazionale su quella europea. Occorre uscire dal provincialismo ancora presente nella nostra cultura politica e in altre manifestazioni. Un Paese che onora i propri impegni è un paese da ammirare ed è capace di acquisire legittimità quando parla di “Nuova Europa”. Se vogliamo essere un Grande Paese dobbiamo dare stabilità alle nostre Istituzioni e continuità alle strategie europee.  

 

Sulle ragioni e il metodo del dialogo rimandiamo all’articolo di apertura del forum

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