Reato di tortura in Italia. Il monito europeo

Se ne parla a partire dai gravi fatti consumati nel 2001 nella scuola Diaz di Genova. Il nostro Paese non procede a dare attuazione all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Una questione complessa tra cautele politiche e accuse di coperture
AP Photo/Luca Bruno

Durante il vertice del G8 tenutosi a Genova nel luglio 2001, le forze dell’ordine italiane effettuarono delle irruzioni in due scuole utilizzate come rifugi dai dimostranti. Circa 500 poliziotti parteciparono all’operazione.Un certo numero di occupanti subirono violenze.

Nel 2005 la Corte europea dei diritti umani, con riferimento al caso Cestaro, dichiarò che quanto compiuto dalle forze dell’ordine italiane presso la scuola Diaz doveva essere qualificato come “tortura”, reato che, però non veniva contemplato dall’ordinamento italiano.

Da qui la condanna al nostro Paese per non aver promulgato una legge sul reato specifico, omissione che, a parere della Corte di Strasburgo, aveva consentito ai responsabili del pestaggio di evitare qualsiasi sanzione. Ma, nonostante il decorso di due anni, le legge giace dimenticata in Senato.

Per questo di recente il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha ripreso la lentezza del nostro Paese, chiedendo alle «autorità di agire con urgenza per finalizzare senza più attendere il processo legislativo per assicurare che la legge nazionale sanzioni tutte le forme di trattamento proibite dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani (proibizione assoluta di ricorrere a tortura e maltrattamenti inumani e degradanti) e che gli autori di tali atti non possano più beneficiare di misure incompatibili con la giurisprudenza della Corte».

Il comitato dei ministri chiede inoltre all’Italia di «fornire informazioni sulle disposizioni che regolano la responsabilità disciplinare delle forze dell’ordine e su quelle che permettono l’identificazione di chi partecipa ad azioni simili a quelle condotte alla Diaz».

L’ostruzionismo dell’Italia agli organismi internazionali crea enorme imbarazzo e mina la nostra credibilità internazionale.

L’iter di approvazione ha subito rallentamenti perché alcune forze politiche, prevalentemente di centro-destra, molto vicine alle forze dell’ordine, avvertono la responsabilità di far passare una legge su un terreno delicato come quello della tortura, che vede tra i primi destinatari proprio gli agenti polizia. Ciò tuttavia non significa, come spesso viene rimproverato al Governo, e come può anche apparire, che vi sia in atto un tentativo di coprire i responsabili dei fatti del G8.

Resta il fatto che tale situazione di stallo rende prevedibile che, quanto prima, arriveranno nuovi moniti e nuove condanne da parte della Corte di Strasburgo.

 

 

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