Quirra, nessun danno alla catena alimentare?

Le analisi dell'Istituto zooprofilattico di Sassari non hanno riscontrato sostanze nocive superiori ai limiti di legge in carne e latte prodotti nella zona. Ma alcune domande rimangono aperte
sindrome di quirra sardegna

Carne e latte prodotti dagli allevamenti intorno al poligono interforze del salto di Quirra non contengono sostanze nocive in valori superiori ai limiti di legge: è uno dei primi dati emersi dalle analisi che l’Istituto zooprofilatico di Sassari ha effettuato su 451 campioni, suddivisi tra acque ad uso zootecnico, pascolo, essenze arboree, mangimi e foraggi, organi e tessuti di animali, latte e formaggio. Le attività di controllo iniziate il 23 maggio scorso si sono concluse il 1 agosto, su un totale di 89 allevamenti di cui 23 nell’area del Poligono di Perdasdefogu, 25 nell’area San Lorenzo – Villaputzu, e 41 nell’area di “controllo” ricomprese nei comuni di Arzana, Baunei, Villagrande, Talana, Urzulei, Burcei e Sinnai. Su 43 aziende monitorate solo 7 sono risultate non conformi per il superamento dei limiti in alcuni elementi definiti dalla normativa. Il laboratorio di Foggia incaricato di verificare eventuali elementi di natura radioattiva non avrebbe riscontrato dati preoccupanti circa la presenza di torio e uranio.

 

I dati definitivi arriveranno a fine mese, ma gli indicatori sembrerebbero raccontare di un territorio che, per quanto compromesso, non costituisce fonte di pericolo per la catena alimentare. La Asl ha analizzato tutte le sorgenti d’acqua – oltre 80 – e il bestiame al pascolo sugli ettari di territorio utilizzato dai militari, ed i dati resterebbero entro i parametri della normativa vigente. Da oggi è poi iniziato il lavoro di recinzione dell’area interessata alle esercitazioni per evitare che chiunque, anche animali, possano entrare. «Non abbiamo tralasciato nulla – ha detto l’assessore regionale della sanità, Simona De Francisci nel presentare i dati -. Da parte nostra, dell’Istituto e delle Asl c’è stato un impegno straordinario, al di là del consueto monitoraggio che c’è sempre stato e continuerà a esserci, perché abbiamo sentito forte il dovere di dare risposte scientifiche corrette e certe ad un territorio che ha ancora un sacrosanto diritto: conoscere e sapere subito la verità». Seppure su dati parziali, «non è stata accertata, in questa catena, nessuna radiocontaminazione provocata da fattori esterni», ha sottolineato Francesco Pintus, manager dell’Asl di Lanusei.

 

Insomma, per ora i dati sembrano non confermare una correlazione tra attività militari e danni alla salute riscontrati su uomini e animali. La Procura della Repubblica di Lanusei intanto prosegue le indagini, anche se alcuni domande restano senza risposta: chi sia responsabile della cosiddetta sindrome di Quirra, e se non c’è, non si capisce il motivo per il quale lo Stato ha deciso d’indennizzare chi abita vicino ai poligoni. Solo il prosieguo delle indagini potrà far luce su ciò che accade in quella zona.

 

Intanto Coldiretti Sardegna ha espresso soddisfazione, a nome di tutti i produttori delle zone interessate dal Poligono. Ma «c’è ancora da lavorare – afferma una nota – sul fronte degli indennizzi per gli allevatori e sul percorso di riqualificazione economica di tutta la zona».

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