Quell’albero di Natale spento

Rivivo i giorni e le sollecitazioni profonde, trascorse lo scorso anno a Betlemme con l’albero di Natale scintillante ed oggi spento per protesta verso le decisioni di Trump

Ci sono notizie che si ascoltano e si commentano, perché di interesse, ma ci sono notizie e immagini video che ti riportano alla mente qualcosa che hai vissuto. Vedere l’albero di Natale a Manger Square, piazza della Mangiatoia a Betlemme, che l’anno scorso di questi tempi abbiamo visto in costruzione fino alla scintillante apertura, spento per protesta verso il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele, mi colpisce in modo particolare. Lascio commentare e analizzare questa mossa americana a persone ben più esperte, mentre le immagini fanno vedere una via della stessa città di Davide percorsa varie volte, invasa da blindati e soldati armati e manifestanti in rivolta con la sola arma del loro grande predecessore, la fionda.

Tante volte ritorno col pensiero a questa città particolarissima, con la sua altura di 900 mt. affacciata su Gerusalemme da cui dista una decina di chilometri, cinta da un muro che ricorda che anche oggi Gesù è segno di contraddizione.

Mideast Palestinians Christmas

Mi sono trovato a fine novembre dell’anno scorso con una delegazione di un’Associazione di Città che vorrebbero contribuire a fare della Fraternità un valore fattivo e profondo e che hanno il desiderio di realizzare qualche progetto con il Comune che registrò la nascita del Cristo. Essendo sferzati da un vento gelido, ho ripensato alla mia meraviglia del fatto che tradizionalmente noi facciamo il presepe con la neve. Avrei voluto, tornando a casa, fare un proclama per evitare questa ricostruzione che pensavo non veritiera, ma visto e sopportato il grande vento gelido da cui non è scaturita neve solo perché non c’erano nuvole, ho dismesso la velleità di rompere con la tradizione e mi sono fatto messaggero di perpetuare la copertura di neve sul presepe perché a Betlemme in questi periodi dell’anno può assolutamente capitare una nevicata… Da allora ritorno spesso, con la mente nelle sue strade, sento gli odori della pizza con lo Za’atar, una mistura di spezie tradizionalmente composta da timosesamo, vedo i visi delle persone e mi ritrovo in quella piccolissima cappella con una Stella a terra che segna il luogo in cui si ricorda la nascita di Gesù, densa di odore di cero e riecheggiante di canti per lo più di tradizione ortodossa, tanto piccola che non si può stare molto tempo, per quanto lo si desideri, sia per la fila che si affaccia che per l’aria che viene sempre meno.

Mai come oggi una notizia e alcune immagini di un servizio del Tg mi ha fatto rivivere sia il dramma di un popolo che non riesce a capire se mai avrà una Patria e la soavità di una città dove è impossibile non lasciare il cuore come è successo a noi.

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