Quei fondi mai usati del piano antidissesto

Il progetto lanciato dal governo Renzi nel 2014 mette a disposizione per gli enti locali quasi 8 miliardi da usare entro il 2023, ma ad oggi sono stati usati solo 100 milioni.

Frane, smottamenti, allagamenti, straripamenti… l’Italia ha un territorio fragile e bisogna curarlo e farne continua manutenzione con progetti strutturali di lunga durata. A tutto ciò si aggiungono gli incendi estivi che distruggono la flora e la fauna e contribuiscono a rendere ancora più vulnerabile il nostro territorio.

Le immagini devastanti di Livorno, dove sono decedute otto persone, non si allontanano dalle alluvioni di Genova del 2014 o da quelle di inizio 2017 nel Sud Italia (solo per citarne alcune). Non riusciamo a capire che ormai non esiste più l’emergenza, perché ogni giorno è emergenza.

Eppure, i soldi ci sono. Dal 2014 con il progetto #Italiasicura il governo Renzi aveva scelto la strada della prevenzione superando proprio la logica delle emergenze in settori chiave per l’attività sociale, culturale ed economica: dissesto idrogeologico, infrastrutture idriche ed edilizia scolastica. Circa 7,7 miliardi di euro da usare entro il 2023.

Ma ad oggi sono stati spesi appena 114,4 milioni di euro. Non possiamo più permetterci passi da lumaca. Dobbiamo snellire, sburocratizzare, velocizzare gli interventi per non perdere altre vite umane a causa di temporali e tempeste.

I soldi vengono trasferiti dallo Stato agli enti locali solo quando i progetti sono esecutivi. Alcuni cantieri sono già stati avviati come a Firenze, per alcune casse di espansione per l’Arno, o a Genova, per il cantiere sul torrente Bisagno. Ma degli 8.900 interventi urgenti e necessari, segnalati dalle Regioni nel 2014, appena il 6% è stato dichiarato “progetto esecutivo” e quindi pronto per essere finanziato dal fondo Italiasicura.

In un articolo pubblicato a maggio scorso sulla rivista Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore, Giuseppe Latour sottolineava: “In Abruzzo su un importo totale previsto di 54,8 milioni di euro sono stati staccati assegni per 7,9 milioni. In Emilia Romagna, su risorse per 27,3 milioni di euro, sono arrivati 18,4 milioni. In Liguria dovevano arrivare 275 milioni, ma ne sono stati spesi appena 39,5. In Toscana le disponibilità erano pari a 64,2 milioni, ma la spesa è stata di 9,2 milioni. In Lombardia erano disponibili 112,4 milioni, ma ne sono stati spesi solo 16,2. In Veneto c’erano 104 milioni, ma ne sono stati spesi 15,6. Infine, in Sardegna erano disponibili risorse per 16,3 milioni, ma la spesa si è fermata a 2,4 milioni. Il consuntivo, allora, dice che su 654 milioni di euro le Regioni hanno richiesto assegni per soli 109,4 milioni”.

Ma il coordinatore della missione di governo Italiasicura, Erasmo D’Angelis, assicura che “l’Italia ha un Piano nazionale per la riduzione del rischio frane e alluvioni”, e “una pianificazione non in emergenza, ma ordinata e ordinaria di opere e interventi necessari e non rinviabili, e un piano finanziario con risorse vere e un monitoraggio che permette a qualsiasi cittadino di ‘visitare’ i cantieri”. Secondo D’Angelis “l’Italia può concludere, nell’arco di poco più di un decennio, la gran parte degli interventi previsti”. Speriamo si riesca ad avere una marcia in più!

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