Quando anche la morte è vita

Il 27 febbraio a Loppiano è stata chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Renata Borlone. Il cardinale Poupard: è un modello di vita cristiana, questo lo fa la santità
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Il 27 febbraio 1990 Chiara Lubich comunicò a tutto il Movimento dei focolari: «Ora abbiamo in cielo un angelo per il quale non so trovare aggettivi adeguati». Nella stessa data, ventuno anni dopo, a Loppiano, la cittadella vicino a Firenze che ha preso il nome di Mariapoli Renata, una cerimonia solenne ha chiuso la fase diocesana del processo di beatificazione della serva di Dio, Renata Borlone. A presiederla è stato S.E. Mons Mario Meini, vescovo di Fiesole.

Chiunque l’abbia conosciuta a Loppiano, a Siracusa, a Milano, Grenoble, Parigi o in qualunque altra città da lei toccata, direbbe lo stesso: Renata si sarebbe schermita con un sorriso di fronte all’attenzione che si è concentrata su di lei.

A dire la verità, ciò che emergeva non era tanto lei, quanto "la sua gente", quell’infinità di persone toccate dal suo amore. Perché Renata ha avuto cuore per tutti e per ciascuno, nella fede adamantina che – per portare a termine il progetto di una città, di una società nuova, fondata sul Vangelo – ognuno ha il suo compito, il proprio dono per la collettività. E Renata era
lì per questo: accompagnare, sostenere, incoraggiare, in definitiva far emergere – spesso dal fango – quell’uomo nuovo di evangelica memoria, pietra angolare per la costruzione di un mondo nuovo. Ed in questa opera, per lei, nessuno era escluso.

E tra i tanti amici di Renata, non ha voluto mancare il card. Paul Poupard, presidente Emerito del Pontificio Consiglio della cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, che ha conosciuto personalmente Renata alla fine degli anni ’80. Celebrando un’affollatissima messa al Santuario Maria Theotokos, ha ricordato che per poter cambiare la vita di
tanti occorre avere il coraggio di cambiare la propria, come ha fatto Renata. «Lei – ha detto – ha vissuto intensamente la gioia di dare tutto a Dio, impariamo da lei ad essere per il mondo l’espressione al contempo della tenerezza e della “roccia” di una vita poggiata su Dio».

Nel pomeriggio l’auditorium di Loppiano si è ulteriormente riempito: autorità religiose e civili, amministratori pubblici, tante focolarine di cui Renata ha seguito la formazione per anni, famiglie, sacerdoti, giovani e anziani. C’erano alcuni tra i primi focolarini che hanno seguito Chiara Lubich e condiviso con Renata i primi anni dell’avventura dei Focolari, per non dimenticare i famigliari: la sorella Vera e i nipoti.

Si è poi dato inizio all’atto giuridico, presieduto dal vescovo di Fiesole, mons. Mario Meini, nel cui territorio risiede Loppiano, coadiuvato dai membri del tribunale ecclesiastico diocesano. Gesti e parole che potevano sembrare solo giuridici, se non fosse stato per quei tre grossi bauli sotto gli occhi di tutti che contenevano le centinaia di lettere, i discorsi, gli interventi di Renata e tanti altri documenti: il distillato di tutta una vita spesa per l’unità. «Da lei vogliamo raccogliere il testimone – ha affermato Mons. Meini – per essere persone che sull’esempio di Maria sanno ascoltare la Parola di Dio e custodirla nel suo cuore, non come un tesoro geloso, ma come capacità di servizio da mettere in comunione con tutti i fratelli».  

La lettura dei verbali, le firme e gli atti giuridici erano intervallati da tanti applausi che dicevano la gioia e la commozione della sala, ben espressa dalla postulatrice, prof. Lida Ciccarelli: «Oggi, consegnando la documentazione relativa a Renata alla Congregazione per le cause dei santi, ci apriamo allo sguardo più universale della Chiesa, sperimentando il
mistero della grazia di Dio, che suscita in ogni tempo testimoni luminosi del suo amore».

Valerio Ciprì, per anni membro del gruppo musicale Genrosso, tra i tanti che hanno avuto modo di toccare con mano l’amore personale di Renata, le ha detto il suo grazie in forma di racconto musicale. La parola finale è stata quella di Eli Folonari, già segretaria di Chiara Lubich che ha portato i saluti di Maria Voce, attuale presidente dei Focolari. «Conoscevo pochissimo il movimento, con lei ho fatto le prime esperienze di vita e di comunione. Con lei ho imparato a distinguere il naturale dal soprannaturale, l’uomo vecchio dall’uomo nuovo».

Renata ha mostrato con il suo agire che la vita vissuta nella carità è una resurrezione anticipata e ripeteva, fino a poco prima di morire, «Voglio testimoniare che la morte è vita».

La festa con Renata – perché così si potrebbe definire questa intensa giornata – si è conclusa con il musical realizzato dal gruppo internazionale Gen Verde, "Maria". «Un’ora di musica e meditazione – l’ha definito mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole, che ha avviato la causa di beatificazione della serva di Dio – in cui la figura di Renata si scorgeva
in trasparenza attraverso quella di Maria». Un grazie che si sarebbe voluto salisse fino al Cielo.

 

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