Qualcosa di luminoso

Sempre più numerosi gli spettacoli della Medison, una band pugliese fondata da ragazzi che vogliono cambiare il mondo con l’esempio personale
Gruppo musicale Medison

La Medison è una rock band nata in Puglia nel 2008. È composta da cinque musicisti provenienti dalla provincia di Bari e i testi che propongono nascono dalle loro esperienze personali, che si tramutano in canzoni che a loro volta possono cambiare la vita di chi le ascolta. Quest’anno il gruppo ha dato luce al suo primo disco, intitolato Something Bright, contenente dieci brani inediti.

«Qualche tempo fa abbiamo conosciuto una ragazza di nome Chiara Badano, una giovane dei Focolari morta per cancro e beatificata nel 2010, la cui storia ci ha talmente rapiti che abbiamo voluto dedicarle uno spettacolo: Something Bright», racconta Francesco Cioffi, il cantante. «Ci siamo avvalsi dell’aiuto di due attori, una ballerina, due coriste, due tecnici per luci e video, costituendo insieme a loro un'associazione culturale, chiamata anch’essa “Medison” e abbiamo portato in giro per la Puglia, la Basilicata e la Campania questa storia così travolgente. Ci sembra che parlare di Chiara Luce abbia il suo prezzo, anche noi abbiamo sperimentato il dolore per essere veri testimoni di quello che raccontiamo: il papà di uno di noi è stato colpito da un tumore al polmone e un componente della band sta facendo la chemioterapia».

La pace, la fraternità universale, la dignità di ogni uomo che vive sulla terra, continua Cioffi, «sono i valori in cui crediamo e di cui scriviamo nelle nostre canzoni, rivolgendoci a gente di tutte le età, culture e fedi religiose. Ci sconvolge l’uso che alcune emittenti televisive fanno di questo mezzo di comunicazione. L’arte, resa come merce usa e getta nei vari talent, il telegiornale, che informa solo di cattive notizie, l’amore falso, sbandierato davanti a milioni di spettatori, la fama e il successo, quali unici obiettivi di vita. Ci indignano il trattamento che l’umanità riserva al pianeta che la ospita e il divario economico tra chi ha tutto da sprecare e chi non ha niente da mangiare. Ci infastidisce chi urla slogan che incoraggiano alle più feroci battaglie contro tutte le ingiustizie, ma una volta abbandonato il megafono della propaganda, impugna lo scettro del comando che conferisce solo vantaggi e mai rinunce. Qualcuno ci ha confidato che, dopo un nostro concerto, è stato più facile svoltare, qualcun’altro ci ha detto di aver volato alto».

In certi momenti basta una frase per dare una svolta ad una giornata grigia o far compiere un’azione diversa da quella che ci si era proposti e siccome piacciono, i Medison sono stati invitati ad alcune manifestazioni per parlare di loro e per farsi ascoltare.

«Abbiamo partecipato a presentazioni di libri, di movimenti politici e persino ad eventi di portata mondiale come il Genfest, nell’agosto del 2012, a Budapest, dove abbiamo fatto conoscere una nostra canzone a circa 12 mila giovani provenienti da tutto il mondo». «Un giorno – aggiunge il cantante della band – ho ricevuto una lettera da una ragazza conosciuta dopo un concerto che mi raccontava di aver trovato in noi l'ispirazione e di aver scritto al suo professore una mail nella quale spiegava di non essere d'accordo con la sua lettura negativa del mondo e della società: "Oggi […] – scriveva –, mi sarei voluta alzare e gridare 'Non è vero che queste persone non esistono!! Io le conosco! Sono tantissimi in tutto il mondo e testimoniano in modo concreto che creare un mondo nuovo è possibile! E io stessa mi considero una di quelle'". La risposta del prof non si è fatta attendere: “Le tue lacrime hanno ravvivato (sicut flamma) la mia speranza e il mio impegno. Non hai riempito solamente la mia casella di posta; hai colmato il mio cuore di bene (parole che in tanti direbbero ingenue sono, adesso, autentica espressione di me) il mondo cambierà, anche grazie a te … se ne dovranno fare una ragione"».

Tanti i riscontri positivi raccolti dal gruppo. Come quelli di una madre che si sente gratificata per il suo amore (in una canzone si ringraziano le madri per il dono della vita), di un ragazzo che ha fatto sua una canzone, cantandola a sua volta in un concerto. «Un amico che lavora in ospedale – racconta Cioffi – per dare speranza ad un giovane, mentre faceva una seduta di chemioterapia gli ha messo il nostro disco nell’iPod, e il ragazzo gli ha detto: “Grazie, questa musica mi ha reso veramente felice oltre ad alleggerire il mio peso, la posso avere?”. Un’altra amica ci ha scritto un sms, con un semplice “grazie”, per aver trovato il modo di reagire ad una grave offesa subita».

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