Qualche domanda ai sindaci in carica e candidati

Hanno suscitato un certo interesse le misure adottate a Bergamo per porre un limite all’offerta commerciale dell’azzardo. Ma la questione reale chiama in gioco la responsabilità politica  e i rapporti con il mondo dell’impresa. Un test da proporre ai primi cittadini e aspiranti tali
SINDACI

Nella parata del 2 giugno, nel Settantesimo della Repubblica, hanno sfilato a Roma non solo i battaglioni armati, ma anche una delegazione di sindaci con tanto di fascia tricolore. Secondo il rapporto di Avviso pubblico (Enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie), i rappresentanti dei comuni sono in prima linea, ma spesso disarmati verso l’aggressione delle mafie, senza dimenticare la pressione esercitata su di loro da quei poteri finanziari che non gradiscono sovranità diverse da quella del denaro.

 

Lo si vede con la regolamentazione dell’offerta dell’azzardo che in Italia è stata sottratta agli amministratori locali da una legislazione nazionale che, di fatto, agevola le società commerciali concessionarie dell’azzardo quando ricorrono al tribunale amministrativo contro la decretazione di alcuni municipi che pretendono di porre limiti e divieti all’attività dell’impresa privata. Non sappiamo quale sarà il destino della regolamentazione restrittiva adottata dal sindaco di Bergamo ed ex manager Mediaset, Giorgio Gori, che ha trovato largo spazio sui media.

 

Prendendo spunto dal corteo delle fasce tricolori nel giorno dedicato alla Repubblica democratica fondata sul lavoro, nella fedeltà alla Costituzione, ci sono alcune semplici domande che andrebbero poste agli attuali sindaci e a quelli che lo diventeranno dopo la delicata tornata elettorale del 5 giugno e al relativo ballottaggio con riferimento alle città più grandi.

 

Domande semplici che richiedono risposte chiare, prendendo spunto dall’evento dello Slot Mob Fest del 7 maggio, quando in 60 piazze italiane è stata riconosciuta e messa in evidenza la coscienza civile di alcuni rappresentanti di quei baristi che rifiutano di essere promotori dell'offerta dell'azzardo, nonostante le leggi di uno Stato che ha spalancato le porte a questo tipo di mercato nel mezzo della più grave crisi economica del dopoguerra.  

 

Ecco quindi le domande:

1. Da sindaco o da consigliere comunale assumete l'impegno ad adottare le migliori regolamentazioni esistenti per limitare l'offerta dell'azzardo in città?

 

2. Vi impegnate ad opporvi ad ogni direttiva nazionale intesa a limitare la sovranità dei comuni in questa materia?

 

3. E, soprattutto, siete persuasi della necessità di sottrarre la gestione dell'azzardo in concessione alle società commerciali intese a farne profitto?

 

4. Intendete in questo senso sottoscrivere la lettera indirizzata al presidente della Repubblica collegata al manifesto di democrazia economica proposto come Slot Mob?  

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