Il primo mese del nuovo governo

Parte l’esecutivo Mitsotakis a gran velocità, con provvedimenti spesso ricalcati su quelli di Tsipras. Bisognerà vedere nei prossimi mesi cosa succederà prima di giudicare il nuovo corso greco

È passato un mese dal giuramento del nuovo governo greco. I primi passi del nuovo esecutivo sembrano essere stati preparati bene dal nuovo premier, che tra l’altro è riuscito a far votare rapidamente in parlamento leggi importanti. E tuttavia lo scetticismo dei greci non diminuisce, nonostante il buon inizio. E le ragioni sono non poche.

Ha introdotto in effetti una serie di leggi sociali che in pratica erano miglioramenti di leggi già introdotte dal governo Tsipras, mentre altre erano state già annunciati dallo stesso Tsipras durante la campagna elettorale. Gli avvertimenti dalle istituzioni europei restano gli stessi.

  1. Il governo sta tentando uno choc fiscale tramite una riduzione di quasi il 50% delle imposte gravanti su imprese e commercianti. Ma la chiusura delle società continua.
  2. Ha introdotto dei tagli nelle tasse sulle proprietà, che erano tra le più alte in Europa. Ma la composizione dei tagli lascia dei dubbi: tagli del 30% sulle tasse sulle piccole proprietà, cioè del valore fino a 60 mila euro, tagli del 20% alle tasse sulle proprietà cioè di valore fino a 1 milione di euro e tagli dl 10% a quelle di grandi proprietà oltre il milione.
  3. Ha introdotto una legge sull’organizzazione dello Stato, una sorta di première di “governance globale”. Inoltre, il Premier avrà ad esempio la sorveglianza sui Servizi Segreti-. In più viene introdotta l’istituzione del Consigliere per la sicurezza nazionale. Si vede che Mitsotakis vuole concentrare tutti i poteri e creare “una piccola Casa Bianca” per affrontare la mancanza di coordinamento al livello più alto del Paese. Restano da vedere i risultati di questa concentrazione di poteri.
  4. Mitsotakis, inoltre, promette un nuovo piano di privatizzazioni. In pratica si tratta dello sblocco di grandi investimenti come quello all’area dell’ex aeroporto Ellinikon – un progetto di rigenerazione urbanistica, la cosiddetta Riviera di Atene – che però non era stato bloccato dalle ossessioni della sinistra, come Nea Demokratia sostiene, ma perché il governo Tsipras voleva negoziare termini più favorevoli all’interesse pubblico e perché residenti ed ecologisti avevano fatto ricorso al Consiglio di Stato contro i termini dell’investimento.
  5. Mitsotakis vuole anche accelerare lo sfruttamento degli idrocarburi. Lo stesso voleva Tsipras. Le difficolta rimangono le stesse e sono associate con la condotta di Ankara che continua a provocare con le sue perforazioni nella zona economica esclusiva di Cipro e quelle progettate vicino alle isole greche (Kastelorizo e perfino Creta).
  6. Non va dimenticato il problema dei crediti deteriorati di 80 miliardi di euro che hanno schiacciato le banche, e che non era stato risolto dal governo Tsipras. Lo stesso problema ora viene affrontato dal governo Mitsotakis, e per ora non se ne vede la soluzione.
  7. Mitsotakis promette poi di negoziare per ottenere una riduzione dell’alto livello di avanzi primari, 3,5% del Pil fino al 2022. Lo stesso prometteva Tsipras.

Crescita, posti di lavoro e sicurezza li prometteva già Tsipras. Lo stesso promette ora Mitsotakis. La differenza è che ormai il Paese è fuori dai programmi di assistenza finanziaria e i tassi sui titoli di Stato si trovano ai minimi storici. Mitsotakis non ha cioè gli ostacoli che Tsipras aveva dovuto superare. Nonostante ciò, la strada rimane lunga anche per Mitsotakis. Il fatto che, nonostante l’inizio dinamico e veloce del suo mandato, Fitch non abbia cambiato la classifica BB- e abbia mantenuto l’outlook del Paese stabile, evidenzia la prudenza internazionale.

Tsipras, uomo di sinistra, è stato costretto a fare delle scelte liberali delle quali non aveva la proprietà e ha pagato così il suo prezzo politico. Mitsotakis, uomo di destra, fa alcune scelte sociali perché vuole promuovere un profilo di cui però non ha la proprietà. Lo evidenzia l’atto del suo ministro del Lavoro che ha bloccato la legge di sinistra secondo la quale tutti gli stranieri extracomunitari (inclusi i rifugiati) avevano accesso al sistema sanitario nazionale come ad altri servizi pubblici, una mossa che ha provocato delle polemiche e accuse di razzismo e disumanità principalmente dalle Ong. Si vedrà.

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