Primo maggio, lavoro e democrazia economica

Il primo maggio in tempo di pandemia rappresenta l’occasione per rimettere al centro il legame sociale e contrastare la solitudine dei lavoratori. La democrazia economica della Costituzione e le sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Primo maggio. Manifestazione lavoratori ex Embraco foto AP

Primo maggio 2021, quest’anno la festa dei lavoratori cade il giorno dopo il termine finale decretato, in sede europea, per consegnare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono in gioco scelte strutturali che decideranno “il destino del Paese” come ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi che, presentando il Piano alla Camera, ha citato una frase di Alcide De Gasperi sulla democrazia economica. Si tratta di un testo del 1943, quando, nel pieno del collasso del fascismo e di una guerra combattuta fino ad allora a fianco dei nazisti, alcuni dissidenti cattolici elaboravano le idee ricostruttive confluite nella nostra Costituzione. Ma come era chiaro a Sergio Paronetto, tra i più autorevoli di quel gruppo che si radunava a Camaldoli, non si poteva tornare semplicemente alla situazione precedente il ventennio ma occorreva un radicale esame di coscienza di ogni compromissione con un sistema violento e ingiusto.

Foto LaPresse Genova 2017

Così anche oggi, nel pieno di una pandemia che viene paragonata impropriamente ad un guerra, non possiamo pensare di uscirne fuori senza un forte revisione delle scelte operate finora e che ci portano ad una società ineguale, con il terrore di un milione di licenziamenti annunciati ma non ancora operativi per il blocco che i sindacati chiedono di prorogare fino ad ottobre. Non è uno stop che riguarda tutti. I precari e gli informali sono rimasti senza tutele. Secondo l’Istat il numero degli occupati è sceso di 945 mila unità nel confronto tra febbraio 2021 e 2020. Eppure è dall’inizio della pandemia che si è indicato, da parte di economisti di rilievo come Stiglitz, della crisi come una occasione per rispondere con politiche di intervento pubblico di tipo rooseveltiano che richiedono un gran numero di occupati in settori strategici orientati al bene comune.

I meccanismi sacralizzati del sistema economico

Con una visione profetica che continua ad attirargli l’odio di alcuni ambienti, nel 2013 papa Francesco nella Evangelii gaudium aveva invitato a non confidare nella teoria della “ricaduta favorevole” in base alla quale «ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante».

Foro Ap

Nell’anno della pandemia, secondo la classifica annuale di Fobes, è cresciuto il numero dei miliardari nel mondo. Sarebbero 2755, ben 439 in più rispetto all’anno precedente, con il primo posto occupato da Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che secondo la commissione giustizia del sentato Usa ha conquistato una posizione di monopolio che mette in pericolo la stessa democrazia. Un modello di impresa della logistica che offre, anche in Italia, posti di lavoro in contesti difficili, dove è sconsigliata la rappresentanza dei lavoratori, sottoposti ad un controllo totale dei loro tempi di vita. Di per sé la festa del primo maggio è stata originata come reazione alla repressione violenta subita dai lavoratori dell’Illinois che, negli Usa del 1886, chiedevano di porre un limite di otto ore alla loro presenza in fabbrica.

Se oggi, dopo un anno, ci troviamo, ad esempio, con il primo maggio celebrato davanti allo stabilimento napoletano della Whirlpool che la multinazionale statunitense che ha deciso di delocalizzare dopo aver dismesso già l’Embraco in Piemonte con centinaia di dipendenti rimasti senza alternativa concreta, vuol dire che permane la fiducia irragionevole nella mano invisibile del mercato, mentre tutti in qualche maniera lamentano la carenza di una politica industriale.

Transizione ecologica e buona occupazione

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe rispondere a tale esigenza fondamentale di operare scelte in grado di assicurare, con la transizione ecologica e digitale, una buona e sana occupazione.  Come ha riconosciuto lo stesso Draghi, oltre alla riforma dell’assegno unico, c’è bisogno per coloro che vogliono mettere al mondo dei figli, e quindi costruire un futuro, di «un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro».

Una consapevolezza che dovrebbe indurre un generale esame di coscienza per capire se gli interventi fatti sulle politiche del lavoro in Italia, fino al più recente Job act, siano state in linea con tale esigenza basilare di ogni essere umano e non di pochi privilegiati.

La vera sfida che dobbiamo affrontare oggi è l’affermazione progressiva di un modello di individualismo competitivo, basato sulla mancanza di legame sociale, che porta alla solitudine dei lavoratori.

Campo/LaPresse

In questo senso rappresenta una segnale di riscatto che vale per tutti, la rivolta dei riders o ciclofattorini nei confronti di imprese moderne che usano la tecnologia per imporre lavori servili. Un grido di giustizia che chiede il coinvolgimento della società intera.

A veri e propri casi di riduzione in schiavitù, accertati dalla magistratura, si è giunti in Italia con il fenomeno del caporalato, non solo in agricoltura, che rivela un difetto profondo del sistema che parte dai campi per arrivare sui banchi del mercato. Anche in questo caso occorre un esame di coscienza per verificare l’efficacia di provvedimenti come lo Sviluppo Italia, introdotto dal governo Monti, che ha creduto di far crescere l’economia con l’apertura indiscriminata dei negozi, violando anche la festa del primo maggio, favorendo, a discapito dei piccoli operatori, la grande distribuzione organizzata che invece va chiamata in causa per definire il sistema dei prezzi della merce che determina i diritti delle persone lungo tutta la filiera. La lotta dei braccianti agricoli è un grande segnale di democrazia economica che va a beneficio di tutti, ed è inquietante la violenza che subiscono coloro che si ribellano alle ingiustizie, come conferma l’ultima aggressione avvenuta, a colpi di fucile, contro un sindacalista della Flai Cgil a Foggia.

Lavoro tra ricatto e riscatto

Per capire come ha detto papa Francesco a Genova, nel 2017, che il lavoro non può essere occasione di ricatto ma di riscatto, bisogna saper ripartire dalla prima parte del Costituzione che contiene dall’articolo 35 al 47 i termini corretti di una democrazia economica con concetti che appaiono “estremisti” al giorno d’oggi. Come ad esempio nell’articolo 41 prevede che “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». In questo senso appare del tutto ragionevole chiedere agli amministratori delle grandi società controllate dallo stato (Eni, Enel, Fincantieri, Leonardo,ecc.), che operano come società private,  di rispettare determinate finalità positive per il bene comune e non solo le aspettative degli azionisti.

Foto calp

La storia economica del nostro Paese mette in evidenza il conflitto irragionevole tra salute e lavoro, tra diritti umani e occupazione. Coloro, come i portuali di Genova, hanno rifiutato di caricare armi sulle navi destinati ai Paesi in guerra, rappresentano un esempio di lavoro degno, libero, creativo e partecipativo in linea con la Costituzione.

Il lavoro, quindi, come resistenza dell’umano ai «meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante» che relativizzano l’esistente e difendono anche l’inquinamento pervasivo per la popolazione come un prezzo necessario da pagare per avere comunque un lavoro.

Esiste, allo stesso tempo, tutto un mondo produttivo fedele ad un’idea originaria di economica civile che rappresenta l’alternativa credibile ad una deriva autodistruttiva dell’economia e della società. La sfida per una vera transizione ecologica si può affrontare a partire da quella che Francesco ha definito la scelta di una ecologia integrale.

 

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